A cura della Redazione
Tutti pazzi per il mondiale. Accade puntualmente ogni quattro anni, qui in Italia l’azzurro e il tricolore dominano come i colori più apprezzati, l’argomento diventa il tema ricorrente non solo nelle chiacchiere da pausa caffè. Si varia dalle scelte tecniche di Prandelli (quando arriverà l’ora di Immobile?) ai sondaggi più classici sul più bello del reame (Cristiano Ronaldo in testa alla classifiche). E’ un rito che ogni giorno porta una ventina di milioni di italiani a passare una parte della propria vita quotidiana davanti alla tv, praticamente vivendo dal pomeriggio sul fuso del Brasile, salvo poi riallinearsi sull’ora italiana quando c’è da alzarsi per andare in ufficio. Una faticaccia che coinvolge anche le mogli, le compagne, le figlie e finanche i calcio-scettici, coloro che alle partite guardano come al Male assoluto. Ma la vita continua con i suoi orrori, i suoi scandali, e la politica quasi ringrazia per finire qualche settimana in secondo piano. A Torre impazza la Immobile-mania, solletica il nostro orgoglio sentirsi rappresentati laggiù da un concittadino, di quelli che incontri ancora sul Corso, davanti al bar frequentato dal papà, di quelli che rispondono su facebook a una lettera indirizzatagli simbolicamente dalla città, di quelli che non dicono: sono nato vicino a Pompei (tanto per anticipare un tema dei prossimi giorni). Nel calcio già nell’ultima serie A eravamo messi bene, come non lo eravamo mai stati: avere in contemporanea come protagonisti Ciro Immobile, capocannoniere del campionato, e Marco Guida, a mio sommesso avviso uno dei primi tre arbitri d’Italia, è stata quasi una festa. Il prossimo anno ci ripresentiamo con la stessa formazione, ma in Europa: Ciro in Champions League con la maglia tedesca del Borussia, Marco ad arbitrare in Europa League. Sono le punte di una popolazione torrese che vive di sport, realizzando grandi e piccole imprese. Come quella che un gruppo di… emigranti ha realizzato a Sarno: promozione in serie D più o meno con la stesse forze che due stagioni fa. Una pattuglia di marines guidata in panchina da Pasquale Vitter, in campo da Pasquale Ottobre e dalla scrivania da Gino Amitrano e Salvatore Ferraro, altri due torresi al debutto assoluto nel calcio. Hanno imparato in fretta. A Vitter dobbiamo essere tutti grati perché inseguendo un suo sogno (coltivato insieme ai suoi irriducibili compagni d’avventura) fu restituita dignità al marchio Savoia. Nel calcio si dimentica tutto troppo in fretta. Tutto, tranne un mondiale. MASSIMO CORCIONE