A cura della Redazione
Aiutatemi a capire: perché dà fastidio l’aria di festa che tira intorno al Savoia? La promozione in terza serie è sempre più vicina (anche se non ancora certa) e il risultato sportivo è esaltante, quattordici anni dopo la parentesi vissuta in serie B, con le telecamere allo stadio proprio come accade per San Siro o per il San Paolo. Quella fu un’illusione, e da quel successo, comunque indimenticabile, discesero solo guai, fino alla cancellazione della squadra e alle successive resurrezioni. Allora come oggi è fondamentale una premessa: la promozione riguarda sempre la squadra di calcio e non la città. Il trionfo sportivo – perché quest’anno di trionfo si tratterebbe, visto il distacco finora dato agli avversari – non risolve alcun problema di quelli che avvelenano la quotidianità della nostra vita. Non crea lavoro, non azzera le divisioni che generano paralisi più che dialettica, non redime chi vive nell’illegalità e mina le regole della convivenza. Il calcio non ha poteri taumaturgici, non li ha mai posseduti: il Napoli di Maradona non trasformò Napoli in una metropoli efficiente. Ma un po’ di gioia le vittorie la regalano sempre, almeno a chi coltiva la passione per il calcio e – a Torre Annunziata – per il Savoia. Credo che non siamo pochi e l’idea di essere considerati una maggioranza di cretini un po’ mi offende. Nessuna complicità verso chi, anche in questa lunga vigilia, cede alla tentazione inaccettabile di comportamenti incivili. Ma non toglieteci il piacere della festa. Durerà poco, poi sprofonderemo nella nostra misera realtà. Qui non c’è un regista che ha deciso di concederci panem et circenses: il pane scarseggia sempre e i circenses sono un gruppo di ragazzi finalmente ben organizzati in squadra. C’è un torrese che li guida in campo, Francesco Scarpa: ha vissuto un’intera carriera lontano da Torre, ora finalmente può vincere con la maglia che non aveva mai indossato e questo gli procura una felicità indicibile. Ha segnato più di tutti e a ogni gol esplode come mai gli era capitato. Anche a Scarpa piacerebbe che la sua città finalmente cambiasse, che tutto funzionasse, ma sa che non è un mago. Non regala oppio al popolo (tanto per smentire un altro dei luoghi comuni sul calcio), ma per qualche ora ogni domenica contribuisce a divertire i suoi concittadini vicini e lontani. Il lunedì torna tutto come prima: e allora, perché rinunciare anche a questo intermezzo di felicità? MASSIMO CORCIONE