A cura della Redazione
Dal catalogo dei luoghi comuni più frequentati in Italia: la cultura sarà il nostro petrolio. Fosse stato vero, saremmo tutti sceicchi, invece siamo in perenne austerity e della cultura se ne infischiano governanti e governati. Rischiamo pure di perdere i milioni di euro stanziati dall’Europa per Pompei, non arriverebbero mai per inattività, perché non si mettono d’accordo sulle nomine, sulle poltrone. E’ il paradigma della nostra condizione: neppure riusciamo a far conoscere quanto ricco sia (potenzialmente) il nostro patrimonio. Vale per gli Scavi, Pompei e per noi soprattutto Oplonti, vale per i tanti piccoli tesori che ancora possediamo. Personalmente mi riprometto di passare una giornata nella Biblioteca comunale. Sono stato conquistato dalla passione di chi vi lavora, di chi per perfezionarsi ha seguito corsi di qualificazione, di chi oggi parla di incunaboli e di tomi del Seicento come di gioielli di famiglia. Quell’entusiasmo non va disperso, ma assecondato, nell’interesse di tutti, soprattutto di quanti sono i frequentatori designati di quel luogo: i ragazzi, ma anche tutti i cittadini che poi sono i beneficiari di quella ricchezza. I misteri della Maledetta Burocrazia impongono orari penalizzanti: locali aperti quando gli studenti sono a scuola o in Università, chiusi quando sarebbe utile fare un salto in Biblioteca per controllare una fonte, approfondire un argomento, o più semplicemente dolcemente perdersi in una navigazione che ormai è tutta digitalizzata. I problemi e le miserie della finanza comunale sono noti a tutti, ma qui c’è da lavorare di fantasia: la Biblioteca deve diventare un centro d’interesse, il campo sul quale giocare le partite più importanti. A Torre non abbiamo librerie private, acquistare un libro costa più tempo che leggerlo; non tantissimi anni fa avevamo gallerie per esporre i lavori di artisti che oggi non hanno più casa. Ogni occasione – una presentazione, un incontro con un autore, perché no anche una mostra come quella sulla lunga vicenda professionale di Filippo Alison che rivivrete in questo numero di Torresette – devono trovare ospitalità nel Tempio della Cultura, nella cassaforte tutta da valorizzare della nostra città impegnata in una risalita ardua quanto un’arrampicata su una vetta da ottomila metri. Nei libri, in quei libri c’è il nostro passato e insieme il nostro futuro. E questo non è un luogo comune, ma la nostra unica via d’uscita. MASSIMO CORCIONE