A cura della Redazione
La vita è fatta di coincidenze, strane sovrapposizioni di eventi che nulla hanno in comune, ma che condizionano la nostra esistenza. A me è accaduto che l’anno in cui ho deciso di concedermi una lunga pausa, il mare di Torre Annunziata sia tornato balneabile. E la tentazione di un ritorno (provvisorio) diventa subito forte. Io, con un po’ di presunzione, ho interpretato la causalità come uno splendido regalo che il destino ha voluto farmi. Ovviamente io non c’entro nulla, e a beneficiarne saremo in tanti: chi da Torre quest’estate deciderà di non allontanarsi e chi a Torre rientrerà ancora più volentieri. Credo che il tam tam abbia viaggiato alla velocità della luce, tanto l’evento è straordinario: quarant’anni dopo, riviviamo la normalità di scendere in spiaggia per poter fare un bagno, proprio come accade per tutte le migliaia di chilometri di costa della Penisola. Che sia anche questo un segnale del risveglio atteso da sempre? Leggiamolo così, aiuterà a darci ancor maggior forza. Ricostruiamo questa città partendo dal mare: le nostre radici sono affondate nella sabbia che non sarà il più solido degli appigli, ma è l’immagine dell’eterno mutamento, quello che qui si è arrestato da troppo tempo. Dalla spiaggia risaliremo lungo le rampe (altra realtà in evoluzione) e ci riprenderemo la città, il cuore della nostra storia, il punto naturale di ripartenza. Stavolta non sono le solite parole, non possono esserlo. Siamo davvero all’ultima carta da giocare: vale più questa riabilitazione dei tanti piani studiati a tavolino per rivitalizzare un polo industriale in eterna agonia. Ma il mare non è un’industria, non è il posto garantito che in stagioni ormai lontane ha illuso generazioni di lavoratori, poi trascinati in avventure spericolate e per giunta finanziate dal denaro pubblico. Il mare è fatica e fantasia, è lavoro da inventare giorno dopo giorno, ma senza improvvisazione: solo apparentemente è una contraddizione, anche la gioia di vivere va programmata. E questo tocca all’Amministrazione Comunale, cui va riconosciuto il merito di aver riparato per tempo all’ingiustizia che andava realizzandosi con la conferma del divieto: altre autorità lo avevano decretato l’ultimo giorno dello scorso anno solo per abitudine quarantennale. Ma c’è una cosa che non farebbe bene a nessuno rivedere: la litoranea trasformata di nuovo in un suk senza regole. Sarebbe la certificazione di un altro fallimento. La notizia della riconquista del nostro mare è troppo bella. Godiamocela. MASSIMO CORCIONE