A cura della Redazione
Lo avevano ribattezzato il salotto di Torre Annunziata, quel cinema quasi scavato nella piazza, appena uscito da una decadenza che davanti allo squallore di oggi sembra quasi splendore. Da anni era stato murato anche l’ingresso, e l’Ariston s’era ridotto a tappa del viaggio nel passato cui volentieri ci sottoponevamo dopo le abbuffate nelle feste comandate. E partiva una gara di citazioni per titoli che passavano dall’assai puro, ai gialli d’autore, all’erotismo casereccio della coppia Montagnani-Fenech, fino a perdersi nell’oblio di pellicole assolutamente non memorabili. La sua riapertura negli anni ’60 fu legato al tentativo di trasformare Torre Annunziata in un polo di offerte cinematografiche garantite da quattro locali (Politeama, Metropolitan, Moderno e appunto l’Ariston) che di questi tempi non si trova neppure in una città da duecentomila abitanti. C’è chi assicura, leggendo il futuro nella sfera di cristallo, che vedremo i film sul mega-televisore di casa, acquistando le ultime uscite con un colpo di telecomando e senza muoverci dal salotto. Tutto molto più triste, senza vedersi, senza incrociare sguardi complici e senza neppure scambiarsi un parere da critico della domenica. Tutto in fumo, anche i ricordi. Così va il nostro piccolo mondo che in una delle piazze storicamente più importanti della città mette in mostra i monumenti alla sconfitta: due cinema chiusi da decenni, una stazione dove non scende più nessun viaggiatore. Se si deve toccare il fondo per risalire, lì in piazza Nicotera si può solo riemergere. Per spirito di sopravvivenza, perché nessuno coscientemente può scegliere di non provarci. Altrimenti tecnicamente sarebbe suicidio. E un popolo non può decidere di morire tutto insieme. Un’idea per ridare vita e lustro alla piazza l’aveva avuta Enzo Celone. Scusate se torno su questo nome, ma resto convinto che sia stato una delle occasioni mancate di sfruttare il nostro genio di torresi per il bene comune. Oggi, in piena crisi, mentre si parla solo di tagli e non di investimenti, è tutto maledettamente difficile. Ma quelle idee, quei progetti vanno ripresi, va tolta la polvere che ne appesantisce i lucidi e magari occorrerà dare anche una rimodernatina. Vietato buttare tutto, però. Le idee sono una ricchezza, la nostalgia un po’ meno. Diradiamo quel fumo, un po’ d’arrosto in questa città sarà pure rimasto. MASSIMO CORCIONE