A cura della Redazione
Torre Annunziata sistema i ponti con il suo passato. Non solo riapre quello di via Sepolcri, riparando una vergogna che durava da troppi anni, ma nel nome di Benedetto Croce ripristina un’altra strada che per decenni ha condotto alla vita generazioni di ragazzi transitati per il liceo classico. Quasi una resurrezione, dopo una stagione vissuta in regime di colonizzazione. La ragione per cui quella tradizione venne interrotta risiede in qualche decreto scritto in burocratese, lingua che mal s’adatta a raccontare la storia di un’istituzione. Le iscrizioni erano crollate, mancava il numero minimo perché l’istituto conservasse l’autonomia. Fu decisa l’aggregazione al De Bottis di Torre del Greco, poi un altro apparentamento, stavolta con Castellammare. Giorni fa mi è capitato tra le mani il curriculum di un laureando in economia; c’era scritto: maturità classica conseguita presso il liceo classico Plinio Seniore di Torre Annunziata. Plinio Seniore? Peggio di un colpo al cuore per chi – roba del secolo scorso – fu studente del glorioso Croce. Plinio Seniore - oltre che tragico testimone dell’eruzione del Vesuvio, 79 a.c. - tutt’al più era l’avversario da battere (con il Virgilio Marone di Meta) negli studenteschi di pallavolo o di basket. Più logica la conclusione di una storia circolare: l’abbinamento con lo scientifico, che a Torre era stato costola del classico. Restava aperta la questione del nome, e l’accoppiata tutta razionale tra Pitagora e Croce è il compromesso accettabile che chiude una ferita aperta in almeno qualche migliaio di cuori ora sparsi per il mondo. Medici - tanti medici da organizzare un Policlinico - ma anche professori - dall’Università alle elementari - notai, avvocati, magistrati, superpoliziotti, architetti, ingegneri, imprenditori, dirigenti d’azienda e rappresentanti di uno Stato che per interi cicli ha negato anche la palestra. Poi attori, cantautori, registi, poeti, scrittori e, più umilmente, giornalisti. A ogni categoria associo un nome, una faccia, un dettaglio. Chi sa quanti non resisteranno alla tentazione di rientrare per un giorno nella loro scuola, tornata liceo classico Benedetto Croce (e Pitagora). Senza l’ansia di un’interrogazione della signorina Maresca che davanti alle non risposte si trasformava in interrogatorio. Senza doversi confrontare con le parole alate del professore Carosella (da cui è nata la piccola battaglia per recuperare il nome). Senza scambiare Schopenauer per Schnellinger per il gusto sadico (e stupido) di beffare il “filosofo” duro d’orecchi. Senza dover subire una lezione di vita dal prof con l’eskimo che piazzò un inedito 2 a chi contestò uno sciopero entrando, solitario, in classe. Sono ricordi personali che tutti gli altri ex studenti potrebbero arricchire con altri aneddoti e con miliardi di grazie indirizzati a chi ha comunque lasciato un’impronta nella nostra formazione. E un grazie lo si deve anche a chi restituendo il nome al liceo ha ricostruito anche un po’ della nostra identità perduta. Non dovremo più raccontare di aver studiato in una scuola fantasma. Finalmente abbiamo riattraversato il ponte. MASSIMO CORCIONE