A cura della Redazione
La notizia più bella della settimana? La scelta di Ikea di investire nella qualità del lavoro italiano. Apre il cuore alla nostra speranza in un futuro diverso: non perché siano collegati benefici diretti per i nostri senza-lavoro, ma perché l’esempio potrebbe essere presto copiato e allora sì che ne verrebbero effetti positivi. Noi siamo qui, con le nostre aree dismesse, con quei tristissimi monumenti all’industria che fu, con la voglia mai sopita di dimostrare che non manca la volontà di stupire, ma l’occasione per farlo. La riforma del mercato del lavoro con la decisione degli svedesi c’entra poco, è proprio una questione di valore dei nostri maestri falegnami, idraulici, fabbri, ma di tutti noi in generale, visto che sono già migliaia i dipendenti assoldati dagli svedesi per i centri vendite che hanno rivoluzionato le abitudini nell’arredare le nostre case. Qualcosa i nostri ragazzi hanno mostrato di valere, adattandosi a una interpretazione completamente diversa anche del mestiere di venditore. La riscossa deve partire da loro, dai giovani. Non è una scelta, ma una necessità. Ecco perché dopo la presentazione delle liste lamentai l’assenza di qualche formazione che pure aveva annunciato la propria presenza alternativa. Avrebbe rappresentato un elemento positivo di rottura. Qualche giovane (e anonimo) candidato sì è sentito svalutato, ma non era questa l’intenzione delle mie parole. Applauso, dunque, a tutti gli under 30 che hanno accettato di mettersi in gioco e proporsi come consiglieri comunali di una città che evidentemente amano tantissimo. Aspettiamo che diventino i protagonisti della campagna elettorale, i portatori sani di un entusiasmo che sia presto contagioso. Le occasioni dobbiamo andarle a scovare, convincendo imprenditori a investire in una terra che altrimenti verrebbe saltata. Anche perché della gestione centralizzata delle risorse continuiamo a non fidarci tantissimo, pure con questo governo di professori e di tecnici. Avete visto lo stanziamento straordinario per gli Scavi di Pompei? Era logico attendersi che qualcuno dei 100 e passa milioni di euro sarebbero stati destinati a Oplonti e alle sue ville bisognose di cure altrettanto costose rispetto alle dimore pompeiane. E invece niente, neppure qualche spicciolo per organizzare un minuscolo intervento. E’ un caso di piccola/grande ingiustizia che Torre Annunziata ha subito. Una notizia che purtroppo non fa neppure più titolo. Aspettiamo ancora quella buona che, se proprio non potrà cambiarci la vita, almeno potrà rendercela meno amara. E più pulita. MASSIMO CORCIONE