A cura della Redazione
E’ solo una piccola luce, ma almeno illumina la speranza. L’area commerciale sull’ex area Imec porterà 300 nuovi posti di lavoro, un po’ d’ossigeno per Torre città malata. Non è la mano della provvidenza, ma un’iniziativa commerciale che dovrà passare al vaglio del mercato: quindi non un vitalizio per chi sarà scelto, ma l’occasione per dimostrare che qui si può anche produrre ricchezza e non solo ricevere assistenza. Il momento per lanciare la sfida è difficile, siamo tecnicamente in recessione e l’ottimismo sul futuro non sembra dilagante. Aggiungiamo il particolare che questo governo non sembra considerare centrale la questione meridionale: è da più di un secolo che tutti la chiamano così, senza che nessuno abbia davvero provato a risolverla. Siamo appesi, come tutti in Italia, alla questione art. 18: una norma che regola la reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento non legittimo. Ma qui il problema è trovare qualcuno disposto ad assumere. Occorrono idee nuove, ma non avventure. L’esempio della Tess e delle altre operazioni compiute in questi anni sono lì a testimoniare come la speculazione possa inquinare anche la più nobile delle cause. Stavolta l’iniziativa è molto più concreta, non si tratta di costruire barche senza aver prima verificato se ci sia qualcuno disposte a comprarle; qui si vendono beni di prima necessità (o quasi), a naso c’è più praticità che teoria. Si aspetterà che le elezioni abbiano già pronunciato il proprio verdetto per procedere alle selezioni, nell’illusione che la politica possa restar fuori da questa storia. E’ improbabile che qualcuno tra i mille candidati non cada in tentazione e si lasci scappare qualche promessa chi sa quanto inventata: sono i rischi della campagna elettorale in una terra disperata come la nostra. Non sarà il solo. Dicono che Monti, bocciando la candidatura di Roma per l’Olimpiade del 2020, abbia pensato soprattutto alle possibili infiltrazioni della malavita nei grandi appalti che sarebbero stati lanciati. Potrebbe essere letta come una dichiarazione di resa preventiva, che minaccia di bloccare anche altri futuri grandi disegni. E soprattutto il Sud ha bisogno di maxiprogetti che inneschino un meccanismo virtuoso di piccole emulazioni. Se lo Stato rinuncia a combattere, siamo rovinati. E anche le piccole luci come quella accesa al confine tra Torre e Pompei possono trasformarsi in sinistri fuochi fatui. MASSIMO CORCIONE