A cura della Redazione
Su una cosa è impossibile non essere d’accordo: dopo questa manovra saremo tutti più poveri. Un sacrificio obbligato, ha spiegato il professor Monti, e in giro per l’Europa il suo pensiero conta davvero. Ma l’impressione, l’eterna impressione, è che qui sotto il Garigliano, ce la passeremo ancora peggio. A parte i complicati calcoli per la pensione - un tempo approdo sicuro di una vita da lavoratore, oggi traguardo sempre più lontano – il problema vero resta quello dell’occupazione. Basteranno gli sgravi fiscali, ancor più vantaggiosi per il Mezzogiorno, a incrementare il numero dei posti di lavoro, favorendo l’ingresso di chi finora è rimasto escluso? Occorrerà che l’economia riparta, che si torni a produrre ricchezza e non solo debiti pubblici. E per questo Monti e il suo governo chiedono tempo. Una manovra non si può completare in una settimana, il ministro Passera in tivù, nel salotto di Bruno Vespa, ha ammesso che i dossier non erano tutti pronti e soprattutto non erano tutti completi. Hanno dovuto arrangiarsi, mentre la clessidra inesorabilmente segnava i minuti, non i giorni. Di sicuro qualcosa per istruire la manovra mancava, qualcosa che per mesi aveva alimentato le nostre speranze: qualche governo fa, erano state istituite le zone franche, aree depresse che avrebbero dovuto beneficiare di facilitazioni fiscali e contributive per favorire la giovane imprenditoria: i ragazzi avrebbero dovuto investire su se stessi, lo Stato avrebbe assecondato i tentativi. Fu necessario qualche compromesso, perché qualche ministro doveva tutelare il proprio feudo elettorale, e così accanto a Torre, alla zona est di Napoli, a Maddaloni e ad altre cittadine del povero Sud, apparvero comuni della Liguria che da sempre vivono di turismo. Si sprecarono belle parole, tanti progetti, qualcuno ci aveva creduto subito e aveva anche anticipato qualche euro. Tutto sfumato, tagliato, inghiottito dalla prima emergenza. Denaro pubblico già stanziato e poi ritirato, secondo la migliore tradizione delle promesse clamorosamente smentite. Monti e Passera si facciano consegnare quel dossier dimenticato, molto meglio di una bombola d’ossigeno per una popolazione che non può smettere di pensare positivo. Un segnale, interessantissimo, è arrivato dalla cattura del boss Zagaria, un capo dei casalesi, ras in una delle zone in cui lo Stato spesso ha fatto finta di non esistere, consentendo all’anti-Stato di assoldare nuovi soldati. La malavita non può rappresentare l’alternativa alla mancanza di lavoro. E scusate se insisto: fatta la manovra, i ministri comincino ora un piccolo giro d’Italia. Scopriranno realtà che neppure sospettano possano ancora sopravvivere. Il Paese non si ferma a Roma. MASSIMO CORCIONE