A cura della Redazione
Il passato fermato in mille scatti ancora senza tempo: le foto raccolte da Giuseppe Mesisca ed esposte da Salvatore Gallo, durante i giorni della festa patronale, sono molto più di un viaggio nella memoria, rappresentano la ricerca di radici in parte estirpate, in parte sepolte sotto anni di dimenticanza. Villa Diana, Villino Iovino, Banca di Torre Annunziata, sono nomi che adesso tutti faticano a collocare, Non solo i giovani che neppure riconoscono i contorni della propria città, ma anche chi ha qualche anno in più e dovrebbe aver mutuato almeno i racconti dei propri genitori. Così una sensazione strana prende chi si avventura tra quelle istantanee ingiallite dal tempo. Non è nostalgia per un tempo che non si è vissuto, e neanche rabbia per una realtà che si è trasformata perdendo fascino e ricchezza. E’ la dichiarazione, resa improvvisamente esplicita, che non conosciamo la nostra storia. Litighiamo tra Torre Nord e Torre Sud, come se si trattasse di due realtà distinte e non racchiuse invece in un territorio minimo, ma non sapremmo definire i confini. Vediamo oggi l’area del porto a malapena sfruttata in occasione di qualche sagra e ci meravigliamo scorgendo quegli immensi capannoni chiamati Magazzini Generali. Erano il simbolo, uno dei tanti, delle attività che reggevano l’economia torrese. L’interno del Pastificio Voiello è lì a indicare una strada che i piccoli padroncini non seguirono mai: trasformare l’arte di far la pasta in produzione industriale. Le case patrizie spesso cambiavano proprietario a seconda delle fortune legate alle piccole fabbriche, il Lido Azzurro già mostrava i segni di una differenza che negli anni 50-60 lo portò a essere esempio di turismo balneare: il campo da tennis era quello dei Gesti Bianchi, passatempo un po’ aristocratico che i suoi campioni però li trovava tra la gente comune. Come i successi del Savoia, testimoniate dalle foto portate da Andrea Vecchione, nascevano in strada, nelle partite giocate all’uscita di scuola. Devi spiegarlo bene che il Savoia, quel Savoia, contese al Genoa lo scudetto del ’24, l’ultimo vinto dalla squadra genovese che allora forniva il maggior numero di titolari alla nazionale. Sembra incredibile ora che abbiamo appena gioito per essere tornati almeno in Eccellenza. Il rischio, assolutamente da evitare, è di chiudersi in quella stanza e cancellare quello che è fuori: i problemi, i litigi insopportabili, la fama di lavoro e di rispetto che ci attanaglia fino a soffocarci. Ai ragazzi neppure interessa un amarcord che impedisca poi di coniugare i verbi al futuro: schiacciano il tasto delete sul computer e cancellano per sempre. Non è di nostalgia che dobbiamo nutrirli, ma di cultura, di informazioni dispensate senza folklore. La nostra storia è un patrimonio immenso, da non dilapidare, per finalmente ricostruire. MASSIMO CORCIONE