A cura della Redazione
C’è un’immagine che fissa il ricordo dell’estate 2011: i massi caduti dalla parete che chiude la spiaggia verso il capo Oncino. E’ il crollo derivante dall’incuria, la fotografia dello stato in cui il nostro patrimonio naturale è ridotto. E insieme anche l’istantanea della possibile ricostruzione. Partendo dal muro di roccia che va assolutamente messo in sicurezza, consolidato, restituito a un aspetto di nuovo gradevole. E’ solo una metafora, ma alimenta l’ottimismo al quale non voglio rinunciare. Nonostante tutto, nonostante i manifesti che hanno scandito il mese d’agosto, nonostante la bagarre per la futura elezione a sindaco sia cominciata con preoccupante anticipo, sempre combattuta a colpi di sciabola e mai attraverso programmi e ricerca di soluzioni ai problemi di Torre Annunziata. Non siamo più ai tempi di Fortapasc, tanto per accennare all’ultima polemica, ma neppure godiamo di una salute di ferro. I tagli decisi dal Governo costringeranno a nuovi, inevitabili tagli, la situazione lavoro per i giovani è drammatica e per chi ha lavorato già 35 anni minaccia di protrarsi fino al limite della sopportazione, l’economia ci penalizzerà ancora e anche il settore dei servizi riserverà sorprese poco gradite: questi i contorni tutt’altro che sfumati di un disegno che al centro vede le nostre solite miserie. Per tutta l’estate ho letto sul Muro di TorreSette le lamentazioni di quanti continuavano a paragonare la nostra condizione a quella che si vive nei paesi vicini, realtà che dovrebbero somigliare molto e che invece, nelle parole degli ipercritici, ci stanno sopravanzando. In questo sono molto meno allineato: non vedo in giro Paradisi, non c’è chi possa vantare servizi ineccepibili o qualità della vita da nazioni scandinave. Purtroppo. Il pessimismo diffuso non aiuta, non dà carica, non rigenera le energie che si sono lentamente esaurite in queste dispute speciose. Sta per cominciare la stagione più tormentata, toccherà scegliere la nuova squadra di governo, il nuovo sindaco e i suoi assessori. La legge obbliga a scegliere solo il capo dell’amministrazione, ma non basta. Dovremo conoscere benissimo chi si candiderà a governarci, dovremo conoscere le loro idee, i loro piani. Realistici, non sogni da chiudere in un libro. Quali sono le idee per uscire dal guado, per inseguire il miraggio della normalità, per tornare ad avere un’esistenza simile a quella di altri italiani? Dalle risposte matureranno le nostre scelte. Le guerre di parole non hanno mai fatto vincere nessuno, siamo stanchi di finire sempre sconfitti. Fortapasc è stato liberato, costruiamo insieme la nuova città. MASSIMO CORCIONE