A cura della Redazione
Centotre anni, un secolo e trentasei mesi: tranne il Comune, forse nessuna istituzione a Torre Annunziata può vantare un’anzianità superiore al Savoia. Un nome che è soprattutto un marchio conosciuto in Italia da chiunque abbia avuto rapporti non occasionali con il calcio. Dietro la facciata si sono avvicendati grandi personaggi e avventurieri, a loro sono stati affidati i sogni sportivi di una collettività che si è immedesimata nella bandiera come difficilmente capita altrove. Una realtà sparita, cancellata con un colpo di spugna per incapacità di far fronte ai propri impegni finanziari nonostante la squadra partecipasse al campionato di Eccellenza e non alla Champions League. Una realtà risorta grazie a un’operazione che aveva incontrato non poche diffidenze, quasi fosse meglio una seduta spiritica per evocare il tempo che fu, piuttosto che ricostruire una storia catastroficamente interrotta. Le vittorie azzerano tutto, e lo scetticismo ha lasciato lo spazio finalmente a un rinnovato entusiasmo. Quindici vittorie consecutive testimoniano il dominio assoluto conquistato sul campo dalla squadra che si avvia a conquistare la certezza aritmetica del successo finale. Siamo alla vigilia di una festa, e già questa è una bella notizia che chiude l’anno della ennesima rifondazione. Accompagniamola con una grazie a chi ha reso possibile la promozione, ai presidenti che si sono succeduti, a Pasquale Vitter allenatore-fondatore, ai giocatori che hanno avuto il piacere di giocare davanti a un pubblico tanto numeroso che molte squadre di serie B vorrebbero avere dalla propria parte. Un piccolo-grande spettacolo in un teatro tornato invidiabile e invidiato da mezza Campania. Eppure non è stata una stagione facile, passata attraverso situazioni al limite del ridicolo che, per una volta, ci hanno visto solo come soggetti danneggiati e non come responsabili dell’assurdo. Quante partite sono state rinviate perché stadi simili a campi d’oratorio non erano attrezzati a contenere i tifosi torresi? Quei rinvii e quelle porte chiuse sono l’esempio di come il calcio a ogni livello non possa essere disorganizzazione fintamente organizzata. Come si fa a pensare di poter iscrivere la prima squadra di Torre Annunziata insieme con formazioni che a malapena raccolgono una cinquantina di spettatori? E’ successo anche che siano dovute intervenire le forze dell’ordine per rendere libero un campo che da programma federale avrebbe dovuto ospitare una partita del Savoia. Oggi che tutto sta per passare, gli episodi diventano aneddoti da raccontare, ma viverli da protagonisti deve essere stata una frustrazione. E domani che si parteciperà al campionato di Eccellenza la situazione non migliorerà molto: il ricordo dell’anno vissuto con Pasquariello presidente è troppo vicino perché nella memoria non ci sia più traccia. Il calcio è alla vigilia di una rivoluzione: il numero delle società non in regola è impressionante, l’elenco delle cancellazioni sarà lungo e ricco di nomi eccellenti, dalla B alla D. Si potrebbe arrivare a una riforma obbligata, a chi ridisegnerà la geografia chiediamo solo un po’ di rispetto per la storia di un nome antico come quello dell’Inter. Niente di più. Ora, che la festa cominci! MASSIMO CORCIONE