A cura della Redazione
A chi conviene il federalismo? Non a noi, sempre più derelitti, sempre più abbandonati a un destino nerissimo. Andiamo di male in peggio, le nostre finanze escono oltremodo impoverite e progettare un futuro così miserevole è davvero impossibile. Non contesto le ragioni degli altri, di chi pensa di essere espropriato del reddito prodotto e chiede di gestirlo direttamente. Ma sarà poi vero che i milioni del Nord venivano destinati a garantirci l’ossigeno? Dov’è il rilancio promesso dal Governo? Siamo qui a soffrire, sempre di più. Aggrappati a Napolitano che resta l’ultima diga. Il rischio che l’esodo delle forze giovani continui è quasi una certezza, con buona pace di chi ancora si ostina a creare differenze tra chi va e chi resta. Qui il problema è la sopravvivenza, altro che terza settimana, senza lavoro non si arriva neppure alla fine della prima. Ma, al di là dei casi personali, è la collettività che si impoverisce: chiunque governerà, dovrà farlo sempre con meno risorse e potrà progettare solo la precarietà. La minaccia di un ritorno dell’anti-Stato è sempre lì, che pende sul nostro domani. Non avremmo neppure la forza di restare ad aspettare tempi migliori, ammesso che arrivino prima che sia troppo tardi. Non è catastrofismo, siamo davvero messi male. Nessuno, credo, ha la ricetta giusta per uscire dal pantano. Uscire da soli, intendo. Se per il Fisco siamo pessimi produttori di reddito, i ritorni dallo Stato saranno minimi. Occorre una misura eccezionale, di quelle che riducono le distanze tra le due Italie, altrimenti divise da un abisso. Basterebbe un risarcimento per il sacco che comunque c’è stato, per le illusioni che provvedimenti solo sulla carta eccezionali hanno prodotto, lasciando poi una scia di disastri, di nuova disoccupazione, di futuro negato. L’eco dello scandalo del percolato s’è già attutita e non solo perché gli arrestati sono tornati a casa. Eppure i danni sopportati sono addirittura non quantificabili: hanno distrutto una ricchezza, l’ultima rimasta a noi, il mare. Il resto d’Italia ci considera una terra maledetta; la storia della monnezza, delle discariche che stanno ammorbando le nostre città, spesso invase dai rifiuti, è stata l’ultima mazzata. Si stanno comportando peggio che con i romeni: il muro di non solidarietà eretto è invalicabile, per gli altri è meglio non vedere e non sentire l’insopportabile olezzo piuttosto che aiutare a risolvere una questione che non può essere ridotta a scandaletto locale. E il federalismo non può essere un cappio stretto al nostro collo. Presidente, ci aiuti. MASSIMO CORCIONE