A cura della Redazione
Gli ultimi giorni di Pompei sono stati devastanti. Per tutti e per tutto: per il danno innanzitutto, incalcolabile nel suo valore oggettivo, per l’immagine che l’Italia ha dato del livello di cura per il proprio patrimonio archeologico, per le polemiche che ne sono seguite, destinate a trasformare un caso di degrado in un affare politico. Il ministro Bondi è finito al centro del mirino, ed è l’esercizio più semplice che si potesse compiere, anche se la sua difesa si è presto trasformata in un atto di accusa per gli altri, per il sistema. Il modo più generico per chiudere un episodio che resta indecoroso per tutto il Paese. La Domus dei Gladiatori ridotta a un cumulo di pietre è diventata un monumento alla vergogna. Ma fanno paura soprattutto le previsioni apocalittiche che gli esperti hanno subito avanzato su possibili repliche: potrebbero riguardare altre gemme della nostra collezione inimitabile di testimonianze lasciateci in eredità da duemila anni di storia. Possibile che abbiano resistito tanto per poi sgretolarsi proprio nella nostra disgraziatissima epoca? Vorremmo saperne di più, capirne di più, conoscere davvero quali siano i rischi reali che corre, per esempio, Oplonti con le sue ville che pochi conoscono nel mondo e che invece andrebbero vendute come visioni assolutamente imperdibili. Gradiremmo un piano di valorizzazione e di sviluppo delle ricerche su un territorio che dovrebbe riservare altre bellissime sorprese. Più o meno le stesse richieste che si avanzano da quarant’anni, da quando benemerite istituzioni come l’Archeoclub, ma anche liberi studiosi, artisti e comuni amanti delle cose torresi invocano un progetto che esalti le ricchezze ancora nascoste. Tutta l’area dello Spolettificio, gran parte del quartiere murattiano aspettano di poter restituire esempi di una storia chiusa dall’eruzione del Vesuvio. Sono al sicuro, sepolti dalla lava e dalle pietre, finora ci siamo sempre limitati a ipotizzarne l’esistenza. Farli riemergere cambierebbe la nostra vita, eppure nessuno è pronto a scommetterci un euro. Il crollo di Pompei, vedrete, produrrà un’azione di facciata, un intervento massiccio (e giustissimo) su Pompei, che spegnerà l’attenzione sugli altri siti, compresa Oplonti. Gli affreschi verranno salvati, si sono affrettati a ripetere i primi tecnici accorsi dopo il crollo, il lavoro sarà delicato e costoso, richiederà soprattutto fondi che verranno dirottati con manovre destinate a scontentare qualcuno. Ecco, a noi basterebbe non finire nella lista, per una volta. MASSIMO CORCIONE © Riproduzione riservata