A cura della Redazione
Un uomo solo al comando, ma davanti ha ancora una montagna da scalare. Giosuè Starita è solo soprattutto nella decisione su quale soluzione scegliere per uscire da una crisi senza luce. Giunta tecnica o giunta patchwork, come quelle coperte formate da tanti quadrati multicolori che formano un disegno un po’ casuale? Alto profilo o numeri garantiti da una cooperativa di soccorso? Ora è davanti al bivio: formare una squadra di talenti che hanno verificato le proprie competenze sul campo, oppure cedere alla tentazione di accettare le ciambelle lanciate da una maggioranza che sarebbe profondamente diversa da quella votata nelle elezioni popolari. Alternative che tolgono il sonno e forse anche la voglia di continuare, quando intorno scorgi diffidenza e pessimismo. Non provo neppure a fare il difensore d’ufficio di un bravo avvocato, anzi gli contesto pure il peccato originale di non aver fatto subito le scelte che avrebbe voluto. Ma viaggiare con la testa rivolta all’indietro non serve, tutt’al più rischi di cadere e di farti ancora del male. Noi, come cittadini di Torre Annunziata, abbiamo già dato, abbiamo sofferto abbastanza, inseguendo una salvezza che mille inferni avrebbero ormai garantito. In vista non c’è neppure il purgatorio. Tutto s’allontana: la pace e anche la realizzazione di opere che non hanno ancora trovato attuazione. E questo, per noi estranei alle lotte di partito, è il danno maggiore. Scontiamo tutte le colpe delle ultime generazioni di politici e anche quelle altrettanto gravi di chi aveva preceduto questi. Non è il tempo di analisi storiche, siamo ancora alla cronaca di uno sfacelo. Siamo fermi, azzerati come si usa ormai dire in caso di ritiro collettivo di deleghe, da una decina di giorni. Troppo, mentre altri corrono, cominciano a gestire un’estate già programmata, si preparano ad accogliere migliaia di emigranti che stanno per tornare a casa. La voglia è sempre tanta, l’adattabilità a una situazione sempre ferma si riduce di visita in visita. Non è distacco - quello sarebbe innaturale - ma incapacità di capire perché tutto ciò accada, soprattutto continui ad accadere. Non è voglia di fuga, almeno personalmente sono convinto di voler tornare, prima o poi. Coltivando l’eterna illusione che qualcosa cambi. MASSIMO CORCIONE