A cura della Redazione
Stavolta l’indignazione è diversa. Il moto di ribellione contro le minacce al Procuratore aggiunto Raffaele Marino è spontaneo e sincero. Si avverte un senso di ribellione che per molti anni è rimasto soffocato, soppresso da un silenzio che diventava attimo dopo attimo più opprimente. Che Torre Annunziata sia una città di frontiera noi che qui siamo nati, che qui siamo cresciuti e che ora viviamo siamo consapevoli da sempre. Che qui sia più difficile lavorare, qualsiasi lavoro si faccia, è altrettanto certo. Che sia possibile reagire lo dimostrano i fatti degli ultimi anni: clan camorristici quasi azzerati, interi quartieri bonificati, finalmente il concetto di legalità che si afferma là dove era stato oltraggiato più che violato. Il merito di questa piccola/grande rivoluzione va ai rappresentanti dello Stato. I carabinieri come il capitano Toti, i poliziotti, gli agenti della Guardia di Finanza li vediamo, operano sulla strada, sono impegnati nei blitz come nelle ordinarie operazioni di controllo. Ma dietro, in cabina di regina, ci sono i magistrati come Marino, come il procuratore Marmo, come i tanti sostituti che hanno le scrivanie invase dalle inchieste sulle mille attività dei clan, una organizzazione che dispensa ricchezza e morte. Le manifestazioni di solidarietà in queste ore si susseguono senza sosta, ma non c’è solo formalismo in quelle dichiarazioni magari un po’ retoriche. C’è anche tanta gratitudine. E un invito a non fermarsi. Coraggio, procuratore Marino, dietro di lei c’è Torre Annunziata. I nemici combattiamoli tutti insieme. MASSIMO CORCIONE