A cura della Redazione
Metti una sera Torre Annunziata in tv: storie individuali che diventano vanto di una città. Lunedì sera dodici milioni di italiani, divisi tra Raiuno e Canale 5, hanno potuto apprezzare il talento di Gea Martire e di Stefano De Martino. Niente in comune, al di là dell’origine, ma insieme mostrano il lato vincente di una realtà che il pessimismo diffuso affossa. Vedere Gea recitare accanto a Sofia Loren, almeno a me compagno di liceo e spettatore delle prime esibizioni filodrammatiche, ha provocato forte emozione. Per chi di mestiere fa l’attore, la televisione è considerata un male necessario per sopravvivere, quasi un genere minore rispetto al teatro e al cinema. Questione di linguaggio, necessariamente elementare, destinato a una platea vastissima. Una concezione un po’ aristocratica del lavoro che va rispettata, ma non per forza condivisa. Il successo popolare che solo la tv può assicurare per Gea Martire è anche la legittimazione di un valore dimostrato in una carriera di altissima qualità. In questi giorni Gea potrete vederla anche al cinema, brillante protagonista di un cameo nell’ultimo film di Ozpetek, “Mine vaganti”, e anche questa è una conferma della quotazione raggiunta. In rampa di lancio la carriera di Stefano De Martino, uno dei ragazzi di Maria De Filippi: sta vivendo la stagione di “Amici” in primissima fila, settimana dopo settimana colleziona consensi che gli hanno già procurato un contratto americano. Proprio grazie agli ascolti televisivi è diventato un piccolo divo, idolo delle ragazzine e modello per migliaia di coetanei che ne vorrebbero emulare il cammino. Ma non è un successo casuale il suo, non è uno dei Grandi Fratelli che ciondolano in una casa, mostrando il peggio di sé. Lui in quell’accademia suda, fatica, si migliora settimana dopo settimana. Insomma partecipa a una maratona di esami, di sfide, di prove che sfiancherebbero chi dentro non ha il sacro fuoco: lo chiamano talent show perché deve far emergere il meglio. E Stefano sta mostrandosi fortissimo oltre che bravissimo. Quanto Torre abbia influenzato queste storie personali è difficile stabilirlo con formula matematica, non è questione di DNA torrese se sai recitare, sai ballare o se hai una bellissima voce (tanto per ricordare Maria Nazionale, ammirata sul palco di Sanremo accanto a Nino D’Angelo), ma nella competizione essere nati qui aiuta. Se sei abituato a non ricevere mai regali dalla vita, se vivi in un luogo dove tutto è sempre maledettamente più difficile, la tua voglia di combattere si moltiplica. Anche se alla fine è sempre questione di talento. E quello o ce l’hai o non ce l’hai. Gea, Stefano e Maria: tre storie personali che non cambieranno il destino di una città, ma che per qualche sera almeno rafforzano in tutti il senso di appartenenza a una comunità che tutti vorremmo sempre vincente. E, se proprio volete, chiamatela pure torresità. MASSIMO CORCIONE