A cura della Redazione
Il regalo di Natale per ora non è arrivato. Anzi siamo più poveri, ancora più poveri. Non solo nelle nostre tasche bucate dalla crisi mondiale, ma anche nelle casse di chi dovrebbe provvedere al bene comune. Era prevedibile, già previsto che i tagli avrebbero colpito tutti, a noi torresi fanno più male. Per uscire dal cono d’ombra dell’economia nel quale siamo di nuovo finiti, dopo le illusioni procurate dal Polo Nautico e da altri miraggi vagheggiati, servono investimenti per non affondare ora che la barca (non solo metaforicamente) non galleggia più. Gli incentivi non servono solo alla Fiat per evitare di chiudere le fabbriche al Sud, occorrono anche per stimolare le nuove iniziative, magari per convincere qualcuno a scommettere su una terra assetata di lavoro, dove i giovani vorrebbero provare a cambiare qualcosa, partendo con un handicap accettabile non proibitivo. La voglia di dimostrare che lo sviluppo è possibile trasuda dalle parole di tutti i ragazzi, nonostante il pessimismo si impadronisca poi dei loro discorsi. Il tema della fuga da Torre è sempre vivo sul nostro Muro, produce però spesso sterili contrapposizioni che non portano lontano neppure chi ha scelto di restare. Il problema è noto: la mancanza cronica di lavoro. La soluzione è semplice e non passa attraverso un atteggiamento remissivo, di attesa passiva o – forse anche peggio - di protesta senza speranze. Ho letto di inviti alla mobilitazione, al coinvolgimento di tutta la città per una emergenza che non può essere di parte. Sono d’accordo se servirà a creare attenzione intorno a Torre Annunziata, tante volte dimenticata quando c’è stato da programmare un futuro che ci ha escluso dalle occasioni più propizie. Ci hanno lasciato le briciole, i progetti impossibili. Sono contrario se l’obiettivo di chi partecipa è quello di riproporre antichi modelli di assistenzialismo. Sono assolutamente inattuali e non attualizzabili. Nessuno ci farà beneficenza, non tira aria. Ma un segnale positivo, a voler essere ottimisti a tutti i costi, c’è: hanno riesumato il progetto della Banca del Mezzogiorno. Un indizio che la questione meridionale un po’ di paura la fa, a chi governa e a chi milita nell’opposizione frantumata. Il futuro dovremo disegnarcelo e poi costruircelo con le nostre mani, e soprattutto con la nostra testa. Questione di idee, nuove o almeno innovative, da condividere tutti, senza polemiche pretestuose. Se una mobilitazione serve ad accelerare questo processo, allora sì, stringiamoci forte e facciamo pure sentire alta la nostra voce. Qualcuno si sveglierà, finalmente. E per noi sarebbe il miglior regalo di Natale. MASSIMO CORCIONE