A cura della Redazione
Votare o andare al mare? Da noi l’alternativa non ha senso, si possono benissimo fare le due cose senza essere costretti a scegliere. Eppoi, più che una scelta, il non voto è una resa. Non esiste un risultato che premi chi ha deciso di non votare, tutt’al più il rischio è di essere rappresentati da chi mai avresti voluto in quel posto. E questa eventualità può essere scongiurata solo esercitando il proprio diritto elettorale. Non ripescherò le teorie più volte evocate di voto utile e voto inutile: tutti i voti sono utili, sono estrinsecazione del nostro pensiero, pure la protesta ha un peso maggiore se si fugge dall’indeterminatezza dell’astensione. A noi, comuni cittadini, è concessa una sola opportunità per esprimere la nostra opinione, avendo la certezza che conti davvero: nel segreto dell’urna la volontà espressa attraverso la matita può rafforzare o sconvolgere equilibri consolidati. Prendete Torre Annunziata: sono tutti fermi, aspettando l’esito di lunedì. La maggioranza sgretolata nelle decine di candidature resterà tale dopo il conteggio delle preferenze? O sarà necessario rivedersi, per verificare se davvero la Giunta è ancora espressione di una coalizione che possa dirsi legittimata dal consenso popolare? I torresi avranno capito le ragioni della frantumazione delle sigle, a destra e a sinistra? O naturalmente si aggregheranno intorno alle candidature spontanee, magari sovvertendo l’ordine imposto dall’alto? Trasferendoci dal piano locale a quello nazionale: le certezze di Roma resteranno immutate, oppure subiranno uno scossone? Sono queste le risposte più attese, ecco perché quella scheda ci rende un po’ tutti protagonisti. Sono considerazioni assolutamente personali, non è un invito a frequentare i seggi. La tentazione della fuga ha preso tutti: tutta la campagna elettorale è trascorsa in un clima di contaminazione tra veline e problemi concreti con una netta prevalenza del primo, futilissimo argomento, sul secondo. Lo avrete letto nei giorni scorsi: il direttore di “Italia Oggi”, quotidiano economico, si è divertito a contare quante esternazioni sono state registrate sul caso Noemi, il tema che ci ha divisi come ai tempi dei guelfi e dei ghibellini. Sono state 2236, fiumi d’inchiostro consumato sottraendo tempo e spazio ad altri temi. Un esempio? Si vota per le provinciali, nel bel mezzo di una campagna che promuove la soppressione di questo ente territoriale, più volte definito inutile. Ebbene, mi sarei aspettato una strenua difesa della Provincia, della sua indispensabilità per rispondere alle esigenze dei cittadini (e, quindi, degli elettori). Da Nord a Sud s’è parlato soprattutto d’altro, e pure dell’Europa s’è discusso poco. Molto più degli appannaggi che gli europarlamentari prossimi venturi andranno a riscuotere, tanto per tener viva la polemica (assolutamente sottoscrivibile) sulla Casta. Nonostante questo, sempre meglio partecipare che restare a bordo campo. Almeno torneremo a esprimere la preferenza personale, indicando il candidato che vogliamo votare, non quello che gli organi centrali hanno deciso, stendendo un rigoroso ordine di presentazione. Non è questo un dettaglio trascurabile, da troppo tempo siamo stati espropriati del diritto di scelta, e forse anche per questo ci siamo un po’ disamorati: sfido chiunque a recitare l’elenco dei parlamentari che dovrebbero rappresentare la nostra regione. Stavolta, come per le Comunali, sono ricomparse le facce sorridenti. Per settimane ci hanno strizzato l’occhio invadendo ogni spazio (lecito e non). Compiliamo ora le nostre liste di gradimento: almeno avremo qualcuno con cui prendercela se le promesse ascoltate negli ultimi giorni dovessero essere disattese. MASSIMO CORCIONE