A cura della Redazione
L’importante è che se ne parli. Odio le citazioni, ma nessuno meglio di Oscar Wilde rende il concetto: a Fortàpasc, il film di Marco Risi sulla morte di Giancarlo Siani, va riconosciuto il merito di aver risvegliato Torre Annunziata da quel torpore che spesso prende noi torresi. Ci adagiamo, soprattutto ci adattiamo a tutto, e peggioriamo costantemente la nostra condizione. Poi, improvviso, il risveglio: basta che qualcuno parli male di noi e il fronte si ricompatta, il senso di appartenenza alla comunità si rafforza, il partito trasversale “Forza Torre” raggiunge percentuali bulgare, pur attraverso punti di vista divergenti. Il Muro di Torresette – come sempre – è la bussola ideale per navigare nell’umore della città. Si viaggia spesso tra posizioni estremistiche, raramente la barra è posta al centro. Era già accaduto, ancora accadrà. Eppure Fortàpasc è solo un film sugli ultimi mesi di vita di un ragazzo che stava centrando il proprio obiettivo: diventare giornalista nel quotidiano della sua città. Né Marco Risi, né i suoi sceneggiatori hanno voluto fare un film contro Torre Annunziata, la ricostruzione delle vicende di quel periodo per definizione deve essere verosimile e non vera. Dopo l’assassinio di Giancarlo, qui a Torre è successo anche di peggio, negarlo non servirebbe a nessuno. Manca la ripresa di qualche scorcio suggestivo, che avrebbe fatto la felicità del direttore della fotografia. Certo, il momento in cui il sole si tuffa nel mare è uno spettacolo che riconcilia con il mondo. Io non l’ho mai fissato in una fotografia, e solo evocare quell’immagine mi basta per ritrovare il piacere della vita. Potevano starci pochi fotogrammi degli scavi di Oplonti, altro luogo ricorrente nelle corrispondenze da Torre Annunziata di Siani, amico dell’Archeoclub e affascinato da quel tesoro riemerso dal tempo. Ma che cosa sarebbe cambiato se nel film avessero inserito qualche cartolina? Avremmo potuto mai ricevere beneficio da una vicenda che comunque ci coinvolse in maniera negativa? Avremmo potuto catturare qualche turista attraverso brevi sequenze? Dove l’avremmo ricevuto? Che accoglienza avremmo offerto? Mille domande per dimostrare che il campanilismo non è sufficiente a cambiare la realtà, a trasformarla come vorremmo.Fortàpasc resta solo un film che riscrive le ultime pagine della breve storia di un ragazzo ammazzato a 26 anni. Né don Chisciotte né santo, capitato in una terra baciata dalla natura e martoriata dagli uomini. Continuiamo a parlarne, sarà come sdraiarsi sul lettino dello psicanalista. La mente ne uscirà più libera. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT