A cura della Redazione
Violenza coppia tedeschi, un colpo da kappaò alla città Ogni pagina di giornale è un pugno nello stomaco, ogni servizio televisivo uno schiaffo a mano aperta in pieno viso, assestato a tutti noi torresi. E poi, quei dettagli: la pistola infilata in un calzino, l’età (16 anni) del ragazzino fermato con l’accusa di essere il capo del piccolo branco, i particolari del racconto della cattura. Di nuovo in prima per uno stupro a una turista tedesca. Ma questa è Torre Annunziata? La domanda ha una sola risposta, purtroppo: sì, Torre Annunziata è anche questo. Luogo dove la violenza e la prevaricazione del più forte sul più debole diventano spesso la regola. Eppure quel tipo di violenza, la più umiliante per la vittima e anche per il carnefice, pareva non avesse diritto di piena cittadinanza da queste parti. Roba d’altri, cose degli altri mondi, spesso più ricchi e meno turbolenti del nostro. E’ crollata anche l’ultima illusione, che un piccolo e contestabilissimo codice d’onore ci ponesse al riparo da questo rischio. Anche in questo siamo come gli altri, peggio degli altri. Quel ragazzino non può avere attenuanti, il fatto di essere cresciuto in un ambiente dove il rispetto per l’altro è un concetto molto fumoso non lo assolve dalle sue responsabilità. Che, poi, vanno condivise con tutti noi: con chi non è riuscito a inculcargli il senso della convivenza civile, con chi ha tollerato chi sa quante altre violazioni alla legge comune, con chi ha finto di ignorare che esiste una zona franca, dove l’unica esenzione è rappresentata dalla mancata osservanza delle norme. Non è questo un processo al presunto colpevole, il compito spetta ai magistrati che dovranno accertare le responsabilità e decidere le sanzioni, ma la rassegnata ammissione di un disagio che raggiunge giorno dopo giorno abissi inesplorati. E’ soprattutto il colpo da kappaò inflitto a un sogno: quello di risvegliare la vocazione turistica di una città in cerca di un futuro. Le parole pronunciate dalla ragazza tedesca violentata sono una condanna senza appello: “Qui non tornerò mai più”. Una pubblicità negativa che mille campagne promozionali non basterebbero ad annullare. La negazione che una cosa normale, come un campeggio sulla spiaggia libera con vista su uno scoglio suggestivo, qui è impossibile da realizzare. Serviranno a poco anche le scuse e i distinguo tra parte sana e parte malata della città. Siamo tutti ammalati, gravemente. E non si trova un medico capace di trovare la cura giusta. MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT