A cura della Redazione
Tutto prevedibile, tutto previsto: siamo alla guerra dei poveri. Da una parte quelli che (pure legittimamente) non vogliono le discariche alle porte del paese, dall’altra quelli che (ancor più legittimamente) non vogliono più la spazzatura davanti alla porta di casa. Scontato anche il grido di dolore lanciato dall’ultimo commissario straordinario: Gianni Di Gennaro chiede più soldi, senza uno stanziamento straordinario di decine di milioni di euro non si possono risolvere i problemi. Gli rimangono cento giorni per adempiere al compito che gli è stato assegnato da un governo che non c’è più. Lui è lì, al suo posto, ma chi paga? Intorno c’è il vuoto, si pensa ad altro, ai grandi temi, alle grandi alleanze, ai grandi disegni. E il nostro malessere diventa solo un’onda da cavalcare o da arginare. Le condizioni peggiori per superare questo momento che resterà indimenticabile, come la puzza che conserveremo nella nostra memoria olfattiva chi sa per quando. La città reclama risposte certe, e invece riceve dal Centro solo ipotesi che vengono poi regolarmente smentite. Rimuovere la monnezza è il primo atto, ma bastano due giorni per essere di nuovo invasi. La proposta di essere noi a chiedere di ospitare il termovalorizzatore sarà provocatoria, ma almeno è un tentativo di diventare protagonisti, senza dover subire sempre le decisioni di altri. La tentazione di cedere alla rassegnazione è forte, lo si legge nelle lettere che affiggete ogni giorno sul nostro muro virtuale di Torresette.it. Nessuna condanna divina è stata mai inflitta per relegarci in questa condizione molto vicina al terzo mondo, nessuna norma costituzionale ci ha attribuito l’etichetta di italiani di serie B, nessuno deve ora provare a strumentalizzare il nostro malessere. Uno dei frequentatori del muro lamentava l’assenza di santi protettori, di politici che possano stendere la loro mano benevola sulle nostre teste. Sarà anche vero, ma guai a imporla come regola assoluta. Sarebbe come riconoscere l’esistenza di un handicap, che mai potremmo annullare in tempi brevi. Non abbiamo leader nazionali, non ne abbiamo mai avuto, non ne avremo in tempi ragionevolmente brevi. Colpa del disamore verso la politica che ha allontanato molte belle teste, colpa dell’egoismo che ha preso molti cittadini, colpa dell’emigrazione che ha costretto tantissimi giovani a disertare la competizione. Un’analisi spicciola che non deve suonare come dichiarazione di disistima per chi ha scelto di impegnarsi sacrificando il proprio tempo. E proprio Giosuè Starita è la dimostrazione che siamo in grado di esprimere personalità di spessore. Il rischio – del resto - eravamo stati noi di Torresette a evidenziarlo in occasione delle ultime elezioni politiche: l’esproprio della preferenza diretta ci aveva privato della possibilità di scelta, a noi torresi in particolare aveva di fatto negato la possibilità di avere un portavoce delle nostre istanze, dovemmo affidarci ai complicati calcoli personali che determinarono rinunce e sostituzioni. Finimmo sconfitti, un’altra volta. Oggi paghiamo anche questa assenza. Ma non è l’unica ragione del nostro stato. Inutile piangerci addosso, finiremmo tutti in trappola. Senza che arrivi nessuno a salvarci MASSIMO CORCIONE DIRETTORE SKY SPORT