A cura della Redazione

Correva l’anno 1613. In Russia, dopo l’estinzione della dinastia dei Rjurikidi, un’altra famiglia imperiale prese il potere: i Romanov. La dinastia, che ebbe come capostipite Roman Zachar’in e primo rappresentante al trono Michele I, esercitò il proprio potere incontrastato per trecento anni nonostante svariate e sanguinose lotte dinastiche. L’entrata della Russia nella Prima Guerra Mondiale, tuttavia, segnò la fine della famiglia Romanov, in quanto la moglie dello zar Nicola II, partito per la guerra, non riuscì a governare al meglio, inimicandosi gran parte del mondo politico russo. La Rivoluzione di febbraio nel 1917 fece il resto: Nicola II fu costretto ad abdicare ed in seguito fu ucciso, insieme a tutta la sua famiglia, dai bolscevichi. La quarta figlia dello zar si chiamava Anastasia, su cui, nel corso degli anni, sono state tramandate diverse leggende.

Ecco. Spiegato così, storicamente non fa una grinza, ma cerchiamo di dare un pizzico di magia a questo racconto. E se Anastasia fosse riuscita a salvarsi, e magari raggiungere i suoi parenti, costretti a fuggire in terre lontane? Il silenzio di quel triste epilogo viene rotto da una musica soffusa ed elegante che timidamente nasce da un carillon: “Once upon a December”, al cinema dal 1997, in teatro diciotto anni dopo. Dal 2015, infatti, lo spettacolo “Anastasia - Il ricordo di un sogno” viene portato in scena dalla “Compagnia degli Adagi” in svariati teatri vesuviani ed in rassegne importanti, ottenendo successi e critiche positive. Ne abbiamo parlato con il regista, Yari Mirko Alfano, giovane ventiseienne laureato in psicologia e con un diploma in arte drammatica al teatro Bracco di Napoli. «Possiamo dire che Anastasia è stata un’idea partorita da una serie di idee e considerazioni. Ho scelto questa favola per la complessità del testo, ero infatti a caccia di dinamiche psicologiche interessanti, non solo di un racconto carino da proporre. Colpisce molto, infatti, la sensibilità della imperatrice nei confronti del nipote, gli affanni di Anya alla ricerca della sua famiglia. Ci sono dinamiche comportamentali che suscitano molto interesse, oltre al fascino naturale della storia in sé».

Una compagnia giovane, che inaugura con Anastasia il suo percorso artistico. «La Compagnia degli Adagi è un gruppo giovane, nato due anni fa da un’idea mia e di alcuni miei compagni di vita, Daniele Dattilo, attore e nostro costumista, Giada Cecco, Annabella Vitale ed Adriana Scava - prosegue Alfano -. Non ci aspettavamo un successo così immediato, basti pensare che avevamo in programma di proporre il nostro spettacolo solo tre volte, invece le richieste sono aumentate e ci hanno portato anche a partecipare ad una rassegna amatoriale al teatro San Francesco di Scafati. Abbiamo ottenuto il primo posto e ci hanno permesso la partecipazione ad una rassegna professionistica che ha visto azlternarsi sul palcoscenico anche attori come Vincenzo Salemme e Serena Autieri. Per non parlare del riscontro positivo del pubblico, che lo ha giudicato elegante e raffinato».

Un’idea vincente, portata al successo da un gruppo compatto ed unito. «La bellezza del nostro lavoro non è solo ciò che va in scena, ma anche la collaborazione dietro le quinte - continua il regista -. In scena ci saranno quattordici attori ed otto ballerini, abbiamo preparato una quarantina di abiti e cinque cambi scena. Un lavoro importante figlio di un gruppo veramente unito. A questo proposito voglio ringraziare la mia Compagnia per tutto l’impegno profuso e Ciro Capasso per tutto l’aiuto prestato nella preparazione delle scenografie».

Uno spettacolo che ha avuto molto successo ma, prima di avanzare sempre più spediti verso nuovi traguardi, la Compagnia metterà in scena Anastasia il 28 marzo, alle ore 20.30, al teatro Politeama di Torre Annunziata. «Per il futuro non ho ancora deciso nulla, ma mi auguro un altro successo come quello ottenuto in Anastasia - conclude Alfano -. Spero che la città risponda positivamente all’idea di condividere questo sogno insieme a noi».

Quale altra occasione migliore per rivivere, appunto, “il ricordo di un sogno”?  

(Nella foto, da sinistra, Antonio De Rosa, Giada Cecco e Yari Mirko Alfano durante una scena di "Anastasia")

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