A cura della Redazione

Il cronometro, in bella vista all’ingresso della mostra con i 250 scatti sul concerto a porte chiuse dei Pink Floyd, non vuole essere esibizione per gli “invidiosi” della persistenza di Uliano al comando di Pompei. «Ho mangiato il panettone ed anche la colomba». E’ vero, anche se siamo arrivati alla frutta.

In ogni caso il sindaco boy scout metropolitano si è tolto, con l’inaugurazione del 4 luglio dellas mostra "Pink Floyd live@Pompei - The exhibition by Adrian Maben", la soddisfazione di offrire a Pompei un magnifico museo (quello cittadino, in piazza Bartolo Longo) sulle cui pareti immacolate è stato rappresentato il leggendario evento rock, a pieno titolo "number one" dei live in scena nel contesto archeologico vesuviano. Il regista Adrian Maben espone, in questi giorni,  a Palazzo De Fusco 250 fotografie dello storico evento, replicando Napoli. I Pink Floyd tornano a Pompei, per meglio dire non si sono mai mossi. La mostra è servita proprio a farlo notare. Essa dimostra abilmente che a muoversi nel corso del tempo non è stata la musica ma il paesaggio di contesto, a causa dei cantieri di restauro che hanno interessato il sito archeologico. E’ possibile rivedere sullo schermo installato nella sala interna del museo comunale, il film-concerto girato negli Scavi nel 1971, che il regista scozzese Adrian Maben ha modificato nel corso del tempo.

La mostra gratuita allestita al piano terra di Palazzo De Fusco rimane aperta al pubblico dal 4 al 31 luglio con le sue 250 opere, di cui 18 inedite. Sono stati anche annunciati due concerti delle cover band Pink Bricks e Wallside insieme ad altre manifestazioni collaterali.

Bisogna tornare indietro nel tempo, fino all’autunno del 1971 quando Maben e i Pink Floyd realizzarono questa pietra miliare nella storia della musica dissacrando il ruolo del tempio dell’archeologia romana. Non è un caso che quell’evento è stato ricordato dal soprintendente Massimo Osanna per giustificare la recente installazione delle piramide dell’architetto Venezia nell’Anfiteatro, già in precedenza cornice dell’evento musicale. Per la registrazione dal vivo della band inglese il regista scozzese Maben chiese l’autorizzazione della performance a porte chiuse. I brani che furono registrati sono diventati famosi: Echoes, One of These Days e A Saucerful of Secrets.
La mostra nasce dal progetto e dalla generosità del regista Adrian Maben che diresse la band e realizzò il film, ed è stata possibile grazie all'impegno de  “I Ragazzi degli Scavi” e dei Lunatics - l’associazione culturale che riunisce i più famosi collezionisti della band. E' l'evento clou di una serie di manifestazioni parallele. Ad Adrian Maben il sindaco Uliano e l’assessore ai grandi eventi Pietro Amitrano hanno conferito la cittadinanza onoraria.

(foto Daniela Pagliuca)