A cura della Redazione
Quando la scuola era molto più ricca (di valori), tutto girava intorno alla figura del maestro elementare. Per i ragazzi era il punto di riferimento, la soluzione a tutti i dubbi, la certezza imprescindibile, spesso anche un modello. Declinato al femminile, il ruolo ha rappresentato anche la strada per ribaltare una condizione sociale che ancora vedeva la donna partire in posizione da gregaria. A quella generazione apparteneva la signora Maria D’Angelo, la Maestra per centinaia di alunni torresi che hanno avuto la fortuna di incrociarla in un percorso lungo mezzo secolo. E’ morta lunedì mattina, aveva 96 anni, dal 1982 era in pensione, ma il ricordo del suo sorriso e della sua dolcezza resisteranno al tempo. A Torre Annunziata aveva scelto di restare anche quando un destino spietato le aveva strappato il marito, Giuseppe Corleto, lasciandola con Maria e Pasquale, gli unici due ragazzini che lei abbia amato più dei suoi scolari. Bella sorte quella dei figli degli insegnanti: condivideranno il ricordo della propria mamma o del proprio papà con tanti che forse non hanno mai conosciuto, ma che ai propri maestri sono legati come ad autorevoli persone di famiglia. Forse non è più così, ma allora la scuola non era quella dei contenuti multimediali, l’interdisciplinarietà era tutta racchiusa nelle parole di chi sedeva in cattedra. Spesso non c’erano le palestre, le cartine geografiche altrettanto spesso facevano da copertura per macchie d’umidità che parevano variazioni cromatiche delle pareti quasi naturali, ma quel che veniva detto in aula si trasformava in messaggi incancellabili. La storia raccontata con i toni e gli accenti giusti a bambini di otto-nove anni, la regole basilari di grammatica, gli elementi fondamentali della matematica e della geometria: sono le nozioni che si ricordano per sempre. Anche se la vita poi riserverà un’esistenza lontanissima dalle arti e dalle lettere. La signora Maria ha consegnato alle sue scolaresche tutto questo, nessuno parlava di Torre Nord e Torre Sud, soprattutto la divisione non esisteva nella testa di chi con la stessa passione provava a lasciare una piccola traccia utile per la collettività. Una grande impresa che merita di essere onorata. MASSIMO CORCIONE