A cura della Redazione
Riportare in auge la memoria è un atto di alto senso civico . Serve a tener vivi momenti che hanno profondamente condizionato la vita dell’uomo. Per questo è importante che vi siano sempre narratori che riferiscano alle nuove generazioni gli accaduti del tempo, soprattutto se tragici, in modo che i giovani possano trarne insegnamenti e adoperarsi affinché l’umanità non si macchi più di certi abomini. Per non dimenticare, oggi commemoriamo le vittime di tali crimini con la giornata dedicata alla Memoria, celebrata il 27 gennaio scorso, dedicata a coloro che perirono non solo per mano del nazifascismo ma anche a causa di tante altre ciniche forme mentis. “Erano ordini!”. Così gli assassini inchiodati alla sbarra di Norimberga, con un cinismo accecante, risposero ai giudici che li accusavano di genocidio e crimini contro l’umanità. Benché tanti di loro pagarono con la vita quelle gesta immonde, tanti altri invece si salvarono trovando riparo in Paesi “amici”. Tra questi anche l’Italia, che ha offerto soggiorno fino al suo decesso, per vecchiaia, al criminale Erik Priebke, ufficiale delle SS e artefice del massacro delle Fosse Ardeatine. A cadere, molto spesso inconsapevolmente, furono i “diversi”. Tra le razze, gli orientamenti sessuali, i disabili, i politici, vi furono tanti altri piccoli, ma grandi eroi che trovarono giusto ribellarsi alla “pulizia sommaria” attuata dal nazifascismo. Tra questi allora vi erano attori, musicisti, uomini di cultura e, non ultimi, gli sportivi. Ad essere internati furono anche Vittorio Staccione, centrocampista del Savoia Calcio, ed il fratello Francesco. Vittorio nasce a Torino il 9 aprile 1904. Il suo talento viene scoperto nel 1917. Dopo due anni di vivaio, nel 1919, entra a far parte delle giovanili dei granata esordendo in massima serie. Cominciano gli anni del regime fascista. Le sue idee contrarie alle imposizioni politiche di quella nuova era si dimostrarono subito incompatibili, tanto da essere segnalato come un esponente antifascista. Nonostante ciò continua la sua carriera di centrocampista cambiando più volte squadra. Nel 1934 entra a far parte della rosa dei biancoscudati restando a Torre Annunziata per l’intero anno calcistico. Dopodiché, lasciato il Savoia Calcio nel 1935, abbandona definitivamente il calcio ritornando a Torino, dove comincia a lavorare come operaio alla Fiat. Conclusa la carriera calcistica, alimentato dal pensiero della vita di fabbrica e dalle idee socialiste operaie, più volte esterna senza paura ciò che pensava del Fascismo. I controlli sul suo conto cominciano a divenire sempre più insistenti fino a quando, con lo scoppio del conflitto mondiale, gli esponenti dell’OVRA, la Polizia segreta del Duce, gli intimano più volte l’arresto. Anche questo servì a poco. E’ arrestato dalle SS il 13 marzo 1944 insieme al fratello maggiore Francesco. Vengono “spediti” entrambi al campo di concentramento di Mathause-Gausen, in Austria. Internato, Francesco non sostiene la disumana condizione di prigionia e morirà Vittorio Staccione, invece, muore il 16 marzo 1945 dopo un anno di stenti e una detenzione terribile. In ricordo dei fratelli Staccione, essendo parte della storia del Savoia Calcio, e di Torre Annunziata, sarebbe estremamente educativo e di alto senso civico se le Istituzioni locali, dello Stato o associative, dedicassero un momento e un segno di imperituro ricordo, magari con scolpendo i loro nomi nel marmo ed apponendoli lì dove Vittorio contribuì a far sognare i tifosi del nostro Savoia. VINCENZO MARASCO