A cura della Redazione
Continuano gli “incontri di legalità” al Liceo Artistico “Giorgio de Chirico” di Torre Annunziata. Dopo Raffaele Cantone, il maggiore Luca Toti, don Tonino Palmese, padre Alex Zanotelli e il procuratore Catello Maresca, è la volta di Antonio Ingroia, che incontrerà gli studenti della scuola torrese di via Veneto martedì 23 ottobre alle ore 17. Il sostituto procuratore aggiunto della DDA di Palermo, personaggio sicuramente carismatico, accusato (quanto strumentalmente, non sta a noi dirlo) di “sovraesposizione mediatica”, questa volta, come tantissime altre, una delle ultime, prima dell’imminente viaggio in Guatemala, ha scelto la platea discreta, ma di certo, per lui, stimolante e prestigiosa, dei giovani studenti di una città non facile, quale quella oplontina, per un dialogo e un confronto. Non il tradizionale e polveroso convegno, quindi, sovente autoreferenziale o la sterile commemorazione d’ordinanza, quasi ad espiare un atavico senso di colpa, occasione per taluni per darsi una verniciatura di legalità a ricoprire discutibili carriere, trascorsi controversi. Il riconoscimento, invece, al ruolo della scuola, come istituzione fondamentale nella realtà e nel futuro di un paese; al Liceo “de Chirico”, nello specifico, che ha già realizzato una serie di iniziative, originalmente attive e propositive, quale il ciclo “Barzellette sulla camorra” e quello dei pannelli, dalla cupa ironia – da “tragediatori”, direbbe Ingroia – de “la Mafia uccide… digli di smettere!”. Non a caso, in un suo reportage, tutt’altro che lusinghiero, sulla città, Gian Antonio Stella, prestigiosa firma del Corriere della Sera, individuava nei ragazzi del “de Chirico” – e proprio per quelle iniziative appena ricordate e che saranno esposte il pomeriggio del 23 ottobrE – una delle poche realtà vitali del territorio. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare l’ultimo libro del magistrato, dal titolo “Palermo. Gli splendori e le miserie – Gli eroismi e la viltà”. Sicuramente il libro più intimo e personale di Ingroia, nel quale il procuratore racconta se stesso, con qualche inaspettata sincerità, forse non “politicamente”, ma “umanamente” corretta, e nel farlo rende ancor più precisa e nel contempo struggente, intensa e dolorosa la rappresentazione di una città, “metafora dell’Italia intera”, “esagerata in tutto…luogo di grandi disperazioni e di grandi speranze, che contiene in sé il sublime e l’orrendo”. Una sorta di ultima Thule della coscienza e della dimensione umana, uno di quegli archetipi assoluti che incutono timore, che suscitano un’empia curiosità, ma che non si riescono a non amare, visceralmente e, talvolta, al di là della ragione. Pertanto, “FIAT iustitia…”. Fondamentali – direbbe Eduardo – i tre puntini sospensivi. Il completamento molteplice e contraddittorio della frase, anche nella malizia dei caratteri di stampa, costituirà la sostanza del dibattito. Una scelta, un enigma grafico-concettuale nell’alveo della singolarità creativa ed originale propria del Liceo Artistico. F. I.