A cura della Redazione
“D’azzurro al castello al naturale, aperto di nero, merlato alla guelfa e fiancheggiato da due torri finestrate di nero e parimenti merlato, terrazzato sulla pianura di verde attraversata in palo dalla strada di accesso al naturale. Il tutto sormontato da una stella d’argento a cinque punte”. Quella che avete appena letto è la descrizione dello stemma della città di Torre Annunziata (così come da Decreto del Capo del Governo del 28 gennaio 1938), contenuta all’art. 4 dello Statuto comunale, che cita, tra l’altro, anche il gonfalone del Comune. La figura è inserita in uno scudo cinto da due rami di alloro e di quercia, annodati. Sopra la figura, si trova una corona a cinque punte a forma di torre, che rappresenta il titolo di Città. Da una lettura attenta si denotano alcune imprecisioni ed arbìtri nel realizzo visivo dello stemma. Sappiamo a priori che gli stemmi degli enti territoriali godono di una tutela giuridica da parte dello Stato, regolati dal punto di vista araldico da norme contenute in diversi provvedimenti legislativi. Andiamo ad analizzarli nello specifico: a) La forma dello scudo, nel nostro caso “sannitico”, è regolata dall’articolo 39 del R.D. n. 61 del 21 gennaio 1929; b) La forma della corona che “timbra” lo scudo è regolata dall’articolo 96 del R.D. n. 652 del 7 giugno 1943; c) L’elemento decorativo dello stemma, cioè il ramo di quercia e di alloro in “decusse” annodati da un nastro, trae origine dall’articolo 1 del R.D. n. 1440 del 12 ottobre 1933. Articolo questo abrogato dal D.L. Luog. n. 394 del 10 dicembre 1944, che ha conservato l’utilizzo dell’elemento decorativo secondario costituito dai due rami, uno di quercia con ghiande e uno di alloro con bacche fra loro decussati posto sotto la punta dello scudo e annodati da un nastro dai colori nazionali. Nella descrizione dello stemma, nel nostro caso specifico, si parla di due rami annodati, e non si fa menzione di nastro e né tantomeno di colore rosso del nastro. E’ questo forse un libero arbitrio? Oltretutto, non specificato o volutamente ignorato nello Statuto comunale per imporre in sordina ai meno attenti il colore politico predominante di un certo periodo storico? E’ questa solo una supposizione, visto che l’Araldica rientra oggi in quelle scienze precise ausiliarie della storia. L’Ufficio Araldico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri invita i vari enti territoriali, in possesso di uno stemma ufficiale, all’adeguamento della specifica descritta pocanzi riguardo all’elemento decorativo esterno. Inoltre, nello Statuto comunale non si fa cenno della descrizione del gonfalone con i suoi colori, che sicuramente è stato registrato nello stesso periodo della concessione dello stemma. Quindi un suggerimento disinteressato, quanto mai appropriato, in questo periodo di ricorrenza del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia: adottare ufficialmente il nastro tricolore nel “decusse” per una più precisa identità nazionale. VINCENZO AMORUSO* VINCENZO MARASCO* *Sez. Araldica Centro Studi Storici “Nicolò D’Alagno” Torre Annunziata (dal periodico Torresette del 22 luglio 2011)