A cura della Redazione
“Celebrare il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia significa diverse cose: significa verificare da dove veniamo, ma anche dove siamo arrivati e dove andiamo. E quando si visita l’Ansaldo si vede che di strada ne abbiamo fatta tanta”. Le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ben si sposano con l’intento della serata che ha visto protagonisti, lunedì 30 maggio, presso il teatro Politeama, i ragazzi del laboratorio teatrale “Anita Sorrentino” dell’Isis Pitagora. Abbassate le luci e trovato il giusto silenzio, si apre il sipario. Veniamo catapultati in una situazione al limite del paradossale, con Cavour, intento a magnificare gli accordi di Plombières da una parte, ed alcuni popolani dall’altra, che, dissacrando le altisonanti parole del conte piemontese, scettici su quale sia il vero significato di questa guerra, arrivano persino ad affermare che si stia andando incontro non all’unificazione dello Stivale ma, bensì, alla sua “piemontizzazione”. Le scene iniziali, quindi, raffigurano dubbi e sensazioni di un popolo, quello italiano, che mai prima d’allora si era trovato a fare i conti con una situazione del genere. Densi di emozione sono, invece, i monologhi che vedono protagoniste tre ragazze, vestite, con una sola toga, in ordine, di verde, bianco e rosso, le quali si pongono forti interrogativi sugli avvenimenti che stanno stravolgendo il futuro del belpaese. E’ giusto sacrificare migliaia di vite per una guerra il cui esito, forse, altro non farà che alimentare il divario tra paesi del Nord, in pieno sviluppo industriale, e quelli del Sud, ancora chiuso nella sua povera ed arretrata economia contadina? Conviene, per le classi deboli, combattere una guerra che non migliorerà, in alcun modo, il loro status sociale e che non risolverà le differenze che sussistono tra nobiltà e plebe? Quest’ultima è una domanda che non viene persa di vista, anzi, rimarrà nell’aria dell’intero spettacolo per comparire, poi, nella simpatica battuta dei facchini in una delle ultime fasi dello spettacolo “adesso siamo facchini dello Stato italiano”. Lo spettacolo continua col TGR (dove la “r” sta per “regno”), il quale, dopo alcune digressioni storiche sull’Italia pre-unitaria dell’anno 1860, ancora divisa in tre stati (Regno Sardo, Stato Pontificio, Regno delle due Sicilie), racconta, attraverso dei “servizi”, la spedizione dei Mille e le sue conseguenze. Veniamo immersi, quindi, nell’incontro tra Garibaldi ed il notaio Baldioli, intenti a siglare il contratto d’acquisto dei due piroscafi che condurranno il generale, ed i suoi uomini, in Sicilia. Risuona nel teatro la sigla di “Quark” ed appare sul palcoscenico una cartina geografica: ha inizio uno speciale tv che ci racconta, attraverso i dialoghi tra Bixio e Garibaldi prima, e l’incontro di quest’ultimo a Teano con Vittorio Emanuele II dopo, i risultati della spedizione dei Mille, arrivando ad illustrarci come si sia svolta la completa unificazione dell’Italia. Sulle note dell’inno di Mameli, giungiamo così al finale. Compaiono sulla scena, disposti a mezza luna, i ragazzi ed i loro docenti a cui va fatto un grande plauso per come hanno saputo, senza scadere nel monotono e dispersivo, celebrare la centenaria storia del nostro Paese. Non ci resta, quindi, che augurare, parafrasando il titolo dello spettacolo, “Buon compleanno Italia!”. MARCO SEPPONE Dal settimanale TorreSette del 4 giugno 2011