A cura della Redazione
Al motto di “Quel che non ha fatto l’Italia, possiamo farlo noi italiani” si sono aperte le celebrazioni per i 150 anni dell’unità d’Italia al Liceo Artistico Statale Giorgio de Chirico di Torre Annunziata. L’esterno e il pian terreno della scuola si sono trasformati per l’occasione in un laboratorio artistico, fino al 2 giungo sarà infatti possibile ammirare le installazioni realizzate dagli studenti del liceo, guidati dall’esperienza del professore Franco Cipriano, nella veste di direttore artistico. Il progetto, denominato Lab. 150°, fonde e amalgama in un grande melting pot visivo le diversità che legano gli italiani, cercando così di evidenziare come siano proprio le “differenze” ad urlare pretese “unitarie”. In un paese perfettamente piatto, omologato e uguale in ogni sua parte, non ci sarebbe bisogno infatti di alcuna aspirazione all’unità. Eppure, come ha ben sottolineato anche il preside Felicio Izzo, ogni qual volta si è a ridosso di grandi eventi commemorativi, si accendo polemiche e nascono infinite discussioni. Spinte centrifughe, regionalismi, rivendicazioni autonomistiche, caratterizzano questi nostri anni, preoccupano e riaccendono polemiche e campanilismi che mettono seriamente in dubbio la raggiunta unità e ci costringono a ritenerla, così come d’altronde è, una meta da conquistare perennemente e perennemente difendere. Tematiche, queste, tutte ampiamente trattate nella conferenza svoltasi nell’aula magna dell’istituto e che ha visto come protagonisti gli storici Carlo Avvisati e Angelandrea Casale. I due relatori, di fronte ad un folto pubblico di studenti e cittadini, hanno voluto intraprendere un percorso preciso e mirato relativo al mai troppo conosciuto fenomeno del brigantaggio post-unitario, che tanto colpì l’immaginario collettivo. A tal proposito è il caso di citare il politico ed economista Francesco Saverio Nitti, il quale nei suoi “Scritti sulla questione meridionale” asserisce: “Per le plebi meridionali il brigante fu assai spesso il vendicatore e il benefattore: qualche volta fu la giustizia stessa. [...] Il popolo delle campagne meridionali non conosce assai spesso nemmeno i nomi dei fondatori dell’unità italiana, ma ricorda con ammirazione i nomi dell’abate Cesare e di Angelo Duca e dei loro più recenti imitatori”. Avvisati e Casale, appurata la realtà storica dell’Unità, hanno voluto incentrare i loro sforzi nel presentare la figura del brigante sotto una luce nuova e aggiornata. Infatti, grazie alla possibilità di questi ultimi anni di poter consultare i documenti presenti negli archivi pubblici, è stato possibile ricostruire con maggior precisione storica il fenomeno del brigantaggio, che non fu solo criminalità e malavita ma anche adesione ad un progetto ideale e reazione nei confronti di chi comunque si era presentato come aggressore. La lettura di alcune toccanti lettere di condannati a morte della Resistenza, ha messo poi in collegamento il Risorgimento con questa seconda lotta per l’emancipazione, cogliendone affinità ed eredità confluite poi nel testo della nostra Costituzione. Intenso e toccante, in conclusione, il video “Patriae” di Carlo Mosca e Antonio Longobardi, costruito sulle immagini contrapposte di due film: “Allonsanfan” dei fratelli Taviani e “Roma” di Federico Fellini. Da un lato l’Italia del sentimento di Patria e del sogno risorgimentale, dall’altro le atmosfere cupe della reazione. Realtà apparentemente inconciliabili che tuttavia si fondono nei fotogrammi finali dando vita ad un tricolore che rende l’idea di una unità nata dalla conciliazione degli opposti. EMANUELE SIFFITTO (Dal settimanale TorreSette del 18 marzo 2011)