A cura della Redazione
Il crollo della Domus dei Gladiatori agli scavi di Pompei ha lasciato anche noi delusi e preoccupati. Come si fa a trascurare un sito archeologico come Pompei, visitato ogni giorno da migliaia di turisti? Perché da un lato si organizzano con successo eventi speciali e concerti negli scavi, si applicano con meraviglia dei visitatori le tecnologie informatiche all’archeologia (così è l’ologramma del proprietario ad accoglierci nella casa di Giulio Polibio) e poi dall’altro si trascurano lavori di ordinaria manutenzione che assicurino la solidità delle strutture antiche? Non so dire se le responsabilità del crollo siano del ministro dei Beni Culturali, che ha sottovalutato il problema, o del ministro dell’Economia, che ha operato tagli ai fondi da destinare alla cultura, della Soprintendenza o del Commissario straordinario che non ha gestito bene i fondi, tutti chiamati in causa in questi giorni di “vergogna nazionale”. So solo che i Beni culturali vanno tutelati e valorizzati, e a maggior ragione merita attenzione un sito che è patrimonio mondiale dell’umanità e si distingue, oltre che per il suo inestimabile valore storico-artistico, anche per gli interessanti risvolti economici che comporta.Visitare gli scavi di Pompei significa entrare in una realtà unica e straordinaria. Attraversare le strade della città antica, entrare nelle botteghe, nelle domus, nei giardini, sedersi sulle gradinate dei teatri è per tutti un’emozione irripetibile, particolare. Pensare che accanto alla Domus dei Gladiatori in via dell’Abbondanza ci sono altri edifici che rischiano di franare è davvero triste e preoccupante. I vecchi restauri non reggono più, occorre una manutenzione straordinaria, e le autorità competenti, tutte, senza fare a scaricabarile, devono agire in tempo per prevenire nuovi danni. Perchè si interviene solo quando si verifica un’emergenza? La situazione drammatica verificatasi a Pompei ci fa temere anche per il nostro patrimonio archeologico. Abbiamo chiesto al dott. Lorenzo Fergola, direttore degli scavi di Oplonti, se ci sono rischi per le nostre ville. Ci ha risposto che poiché i monumenti sono esposti alle intemperie, c’è sempre pericolo di infiltrazioni d’acqua. Mentre, però, la Villa di Poppea, restaurata da poco, non desta particolari preoccupazioni, la Villa di Crasso, mai aperta al pubblico se non per eventi speciali organizzati dall’Archeoclub in collaborazione con la Soprintendenza nel novembre 2004 e nel marzo 2005, presenta senz’altro dei rischi di crollo. La villa, attualmente protetta da una lamiera, ha bisogno di urgenti restauri per i quali esiste un progetto che prevede una copertura completa dell’edificio. I fondi stanziati, però, al momento sono bloccati. Dobbiamo sperare che ci sia sempre il sole? Anche per la realizzazione del nuovo ingresso alla Villa di Poppea esiste da tempo un progetto che prevede, tra l’altro, dei locali da adibire ad “Antiquarium” per l’esposizione degli interessanti reperti delle ville oplontine, custoditi al momento in magazzino. Anche in questo caso si attendono i fondi. Quando si capirà che i Beni Culturali meritano maggiore considerazione, come avviene negli altri Paesi europei? MIRELLA AZZURRO PRESIDENTE ARCHEOCLUB “MARIO PROSPERI” TORRE ANN.TA (Dal settimanale TorreSette del 12 novembre 2010) © Riproduzione riservata