A cura della Redazione
Come oramai da consolidata e giovevole tradizione, il Liceo “Pitagora” suggella la chiusura dell’anno scolastico con una delle più antiche e nobili manifestazioni dell’animo umano: il teatro. Lo fa attraverso un’esperienza particolare, il “Laboratorio teatrale Anita Sorrentino”, in cui si legge il tentativo, peraltro oggettivamente difficile da perseguire, di non limitare la multiforme e complessa configurazione della rappresentazione al solo testo letterario che del linguaggio scenico è uno degli aspetti importanti, ma certamente non l’unico. Così nell’emozionato impegno dei giovanissimi attori che venerdì sera hanno calcato le tavole del Politeama, è stato possibile cogliere, al di là del valore stesso della rappresentazione, tutte le straordinarie implicazioni che un’esperienza del genere mette in gioco nelle dimensioni della socialità, dell’affettività, della scoperta di sé. “Sulle ali della beffa… alla scoperta della realtà” questo il motivo conduttore, il fil rouge che ha permesso di portare in scena due opere, “Le allegre comari di Windsor” di Shakespeare e “La Locandiera”di Goldoni che, quanto a periodo storico, contesto sociale e complessiva visione culturale, sono lontanissime e diverse tra loro. Merito della ricerca dei docenti e degli studenti-attori, è stato per l’appunto quello di sapere avvicinare sul piano di alcuni contenuti e dei significati sociali le sostanziali lontananze di realtà come l’Inghilterra shakespeariana tra XVI e XVII secolo e l’Italia settecentesca di Carlo Goldoni. Ed è nelle figure femminili, nella loro intelligenza arguta, che le due opere si intersecano, si incrociano, prospettando impreviste e straordinarie similitudini. Mirandolina e le allegre comari di Windsor sono in realtà personaggi che si assomigliano non poco, soprattutto nella loro capacità di mostrare, senza eccessivi sforzi in verità, la loro indiscussa superiorità rispetto agli antagonisti maschili. A dispetto delle apparenze e delle convenzioni, quelle che vengono raccontate da Shakespeare e Goldoni, sono quindi due società declinate al femminile, nelle quali agli uomini, se proprio riescono a non fare danni, è lasciata la sola gratificazione di illudersi di avere potere decisionale su quanto accade. Al resto, con il loro buon senso ed un sano pragmatismo, ci pensano loro, le donne, perché chi decide realmente ed ha la capacità di piegare il corso degli eventi, sono le varie Mirandolina e signore Page e Ford. Niente di nuovo sotto il sole, è proprio il caso di dire. Gli applausi che hanno accompagnato il calare del sipario hanno rappresentato il giusto premio all’impegno delle professoresse Boccia, Greco, Mastellone e Raiola; alla fatica dei giovani attori, tra i quali alcuni davvero bravi; al lavoro di quanti si sono mossi con bravura dietro le quinte. Non uno stanco rito la cerimonia svoltasi dopo la recita, nobilitata dalla presenza dei genitori di Anita Sorrentino, alla cui memoria è intitolato il laboratorio teatrale scolastico. Dalle loro emozionate ed emozionanti parole un ringraziamento agli attori ed ai giovani in generale ed un monito agli adulti affinché si impegnino a meglio ascoltarne la voce. BIAGIO SOFFITTO (dal settimanale TorreSette del 4 giugno 2010)