A cura della Redazione
I Pennelli di Vermeer (nella foto) ed il "cantastorie" Ascanio Celestini insieme nell’ambito dell’evento “YouThink”, che si svolgerà venerdì 3 luglio 2009, alle ore 22:00, alla Città della Scienza di Napoli (ingresso gratituo). La band musicale vesuviana, formata, tra gli altri, da Raffaele Polimeno, di Torre Annunziata, si esibirà con lo spettacolo “Sacra Famiglia”, mentre Ascanio Celestini porterà in scena "Parole Sante". Da sempre attenti ad innestare la forma del teatro-canzone sulle fastose ed aggrovigliate strutture del progressive rock come hanno dimostrato nei dischi d’esordio Tramedannata (EP, 2007) e La primavera dei sordi (Cd, 2008), i Pennelli di Vermeer (www.myspace.com/ipennellidivermeer) questa volta “abdicano” totalmente a favore del teatro-canzone presentando lo spettacolo La Sacra Famiglia. Trattasi di uno show scarno, minimale e dai forti contrasti. Quattro voci, un piano elettrico, una grancassa e un tamburello caratterizzano testi che indagano su quanto di più oscuro accade tra le mura domestiche. Un padre, una madre e un figlio; vittime e allo stesso tempo carnefici di una squallida realtà che si consuma in una famiglia apparentemente “normale”. “Se le mura di casa potessero parlare direbbero del male più grande di ogni male, ma noi siamo i benpensanti e ostentiamo la famiglia come nucleo sacrosanto che preserva e mai scompiglia. Poi il giornale, puntuale, arriva col fattaccio e capiamo che famiglia significa anche strazio”. Con queste parole, i quattro protagonisti – Pasquale Sorrentino (voce, autore e compositore), Stefania Aprea (voce), Valentina Bruno (voce), Marco Sorrentino (voce) e Raffaele Polimeno (arrangiatore ed esecutore al piano elettrico) introducono ad uno show dove il “patetico” lascia il posto all’ironia tagliente, al sarcasmo nonché alla riflessione. Un modo assolutamente “diverso” di raccontare scottanti temi di attualità - che giorno dopo giorno invadono giornali e palinsesti televisivi – attraverso testi di “disarmante” semplicità che, non a caso, vogliono essere “familiari” perché in essi, tutti possano riconoscersi. Ed ecco così materializzarsi nello show i cosiddetti “pilastri di famiglia” o meglio ancora della società: padri, madri, figli ma pure dottori, preti e maestre; tutti risucchiati da un vortice inarrestabile di brutture e goffaggine... una goffaggine che lascia un sorriso terribilmente amaro.