A cura della Redazione
Quasi due ore d’ipnosi collettiva. “La Favola di Amore e Psiche” ha ammaliato gli spettatori torresi presenti ieri sera al Politeama. E, probabilmente, si è trattato della rappresentazione fin qui più interessante e di spessore della rassegna organizzata dall’assessore alla cultura Maria Elefante. Quella di riportare, dopo qualche anno di forzata “astinenza”, il grande teatro nella nostra città, è un’idea che incontra sempre maggiori consensi con l’avvicendarsi degli spettacoli. Quando il palcoscenico viene calcato da statuari professionisti, trasmette emozioni uniche, ti riconcilia col “bello”. Dire Peppe Barra, così tout court, significa garanzia di immensa qualità, esperienza, presenza scenica. Coniugarlo con mitologia, storia, coreografia, musica, si traduce in oggetto teatrale raro e prezioso. “La Favola di Amore e Psiche”, attraverso questi incastri, diventa un capolavoro. Tratto da “L’Asino d’Oro” di Apuleio, il regista Renato Giordano è riuscito a cementare danza, musica e prosa proiettando sul palco uno stupendo squarcio di luce artistica grazie anche a costumi sfarzosi e luccicanti e ad un’essenziale ma completa e funzionale scenografia. Il classico viene trattato senza condizionamenti storici, adoperando un pass moderno e libero. Anche i testi risentono di questo processo e della decisiva impronta di Peppe Barra che ha caratterizzato l’interpretazione facendo ricorso a linguaggi teatrali universali facilmente fruibili anche ad una platea meno dotta. Il dialogo con il pubblico riesce a fondere perfettamente il contesto ed a creare sintonia e complicità con lo spettatore, tramiti essenziali per un consenso plebiscitario. Le coreografie di Andrè De La Roche, con l’eccezionale performance dello stesso ballerino, risultano assolutamente funzionali alla tematica narrata donando allo spettacolo una statura artistica difficilmente riscontrabile nei lavori teatrali in giro per l’Italia oggi. «Ho voluto esprimere la mia gratitudine a Peppe Barra – ha dichiarato Maria Elefante al termine della rappresentazione - perché favorisce la diffusione tra il grosso pubblico di tesori della letteratura latina che, altrimenti, se non hai avuto la fortuna di poter studiare, rimarrebbero chiusi in scrigni accessibili solo a pochi fortunati». Apuleio, l’autore da cui è tratto la favola di “Amore e psiche”, è familiare a Torre Annunziata, perché è argomento di un libro scritto proprio da Maria Elefante, “Aspettando Clio. Con Petronio ed Apuleio per Oplonti e Pompei”. «Lo spettacolo di Peppe Barra è di altissimo livello perché parte da questo autore della letteratura latina e lo trasforma in un gradevolissimo racconto, che nell’originale latino ha uno sfondo religioso ed un significato allegorico. Quindi abbastanza difficile e pesante. Molti studenti – conclude l’assessore alla cultura - quando lo mettiamo nel programma d’esame, cadono... sull’Asino!». GIUSEPPE CHERVINO Nella foto, Peppe Barra e Andrè De La Roche al termine dello spettacolo al Politeama