A cura della Redazione
Quarto appuntamento, venerdì 6 marzo, con il teatro d’autore a Torre Annunziata nell´ambito della rassegna voluta dall´assessore alla cultura Maria Elefante. Al Politeama è andato in scena “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello con Flavio Bucci per la regia Nucci Ladogana. Derivato da due novelle e scritto prima in dialetto nel 1916 per Angelo Musco, rifiutato in un primo tempo dallo stesso comico siciliano e poi messo in scena nel 1917, “Il berretto a sonagli” fu pubblicato in italiano da Luigi Pirandello dapprima nell’estate 1918, con ancora nella lingua echi del modello siciliano, e poi ripulito nelle successive edizioni del 1920 e 1925. Legato per molti versi, nella memoria degli spettatori e lettori, alla riduzione-interpretazione in dialetto napoletano che ne diede Eduardo a partire dal 1936, “Il berretto a sonagli” ha visto in scena molti fra i più affermati attori italiani, e, tra gli ultimi, Turi Ferro e Paolo Stoppa (nell’edizione diretta da Squarzina). Ripulito forse troppo dalla versione eduardiana e forse anche troppo protetto e redento dal suo voler essere un virtuoso filosofo delle corna, Ciampa viene riproposto sulla scena in un testo che è anche la storia del suo stesso farsi testo complesso, fra le diverse redazioni (in dialetto ed in lingua) e le differenti interpretazioni. Un Ciampa, quello interpretato da Flavio Bucci, che, nel cono d’ombra dell’acre umorismo pirandelliano, rivela un maligno gusto della perversione e della vendetta. Un filosofo delle corna che ripropone il problema dell’adulterio in una chiave moderna, non essendo cambiato l’atto trasgressivo in se, ma sostanzialmente l’atteggiamento di chi lo vive. Flavio Bucci si cala magistralmente nel personaggio e riesce a conferire anima al testo e sostanza allo spettacolo. (nella foto, Flavio Bucci e Diana De Toni sul palco del Politeama)