A cura della Redazione
Una città come scuola Torre Annunziata rappresenta, rispetto agli altri luoghi del mondo, un unicum sociale e politico, degno della ribalta delle cronache di prima pagina e notiziari televisivi. Ciò, mentre i “ragazzini” (in età scolare) della città consolidano l’idea che la “nostra” diversità civile locale sia normalità e resti lecito girare con la rivoltella nei calzini e far parte di branchi che si autoregolano e si autogenerano solo attraverso la violenza e la sopraffazione. Ciò avviene nelle zone di frontiera, quelle cosiddette della zona Torre Sud, quelle che ci garantiscono ancora l’attenzione governativa e massmediale nazionali. La scuola, intanto, riapre i battenti anche qui. Gli educatori e gli operatori – almeno quelli di buona volontà – si ritrovano coinvolti nell’organizzazione di curricola educativi e formativi che rispondano alle istanze “innovative” ed incalzanti dettate dal livello centrale ministeriale, ma da contestualizzarsi in un territorio in cui, chissà perché, quando si parla di priorità per la ripresa della nostra città, la Scuola, come la Cultura, non sembrano comparire. Edifici nuovi sono stati costruiti a Torre Annunziata, ma bisogna che qualcuno metta in agenda la programmazione per tempo della loro manutenzione ordinaria e straordinaria. E già questo sarebbe un traguardo. Con il nuovo anno scolastico è improcrastinabile l’individuazione di strategie d’intervento sinergico tra le Istituzioni. Al di là del proficuo impegno profuso all’interno di ciascun Istituto Scolastico di Torre Annunziata e delle reti già esistenti tra alcuni di essi, occorre un confronto su finalità, percorsi, riprendendo o avviando, insieme, con coraggio, un cammino comune di riflessione per ricercare un orizzonte di senso all’azione educativa rivolta ai nostri cittadini, minori solo per età. Che significato assumono i progetti (e se ne fanno tanti all’interno delle Scuole) se come Educatori viviamo il disorientamento di percepire un impegno incapace di collegarsi ad un cammino interistituzionale di promozione sociale, che risponda all’emergenza educativa territoriale? Continueremo, intanto, a parlare nelle Scuole di legalità, di educazione della coscienza, di Costituzione ed Educazione civica, come richiesto dall’attuale ministro dell’Istruzione. Ma quanto tempo dovrà ancora trascorrere perché i nostri figli e i nostri bambini possano sognare per scuola una città? Bisogna uscire dal narcisismo positivo e deteriore e dagli isolamenti operativi. La città di Torre Annunziata ha necessità di procedere insieme ad una Comunità Educativa non di ricerca, ma in ricerca di volontà cooperativa di responsabilità e di nuovi e generosi slanci d’impegno sociale. MARINELLA CIMMINO