A cura della Redazione
Su queste pagine avevamo già parlato della recente pubblicazione curata da Enrica Morlicchio, “Il suono delle sirene spente”, una raccolta di saggi di giovani ricercatori della facoltà di Sociologia della “Federico II” che analizzano l’impatto sociale, demografico e ideologico del processo di deindustrializzazione a Torre Annunziata. Uno studio acuto, appassionato, accurato nella registrazione di dati statistici, arricchito da interviste ai protagonisti. Un vero peccato se fosse rimasto puro materiale per esperti, rinchiuso in qualche umida biblioteca specializzata, lontano da una riflessione fattiva sulle cause e le soluzioni dell’impasse in cui si trova da tempo la nostra città (che è forse a ben guardare un simbolo dell’intero Paese). Ebbene, pare che il messaggio sia stato raccolto. Il Circolo Professionisti e Artisti ha dedicato, venerdì scorso, una serata alla doverosa presentazione del libro nella città cui esso si ispira. Introdotti da Salvatore Prisco, ne hanno discusso, privilegiando ciascuno un aspetto della “questione torrese”, Angelo Abenante, Elena Coccia e Giuseppe Giampaglia, nonché la curatrice del libro Enrica Morlicchio. Per capire insieme, e far capire, in un’ottica critica e (quasi) mai semplicistica, quando abbiamo smarrito la strada e perché, quali (e di chi) sono le colpe di una realtà contemporanea al limite del sostenibile, come ritrovare un’identità collettiva che sia il preludio di una rinascita morale ed economica. La tavola rotonda è stata preceduta dalla celebrazione nostalgica di un’ormai quasi mitica “età dell’oro” a Torre Annunziata: ai tempi una “fabbrica totale”, dove l’odore della pasta stesa ad asciugare, le lotte operaie di inizio secolo, l’orgoglio dell’eccellenza produttiva, erano l’immagine di quella “nobiltà del lavoro” che rendeva grande la nostra città. Nella declamazione di estratti da opere narrative di ambientazione torrese, Lisa Falzarano, accompagnata dal violino di Marco Manduca e dalla chitarra di Rosario Chiacchio, ha rievocato un passato che non può tornare ma che, se è vero che le contingenze cambiano (in peggio o in meglio) e quella di oggi non è che una delle tante fasi della nostra storia, può farci sperare in un futuro migliore. Il libro può essere una base importante su cui avviare un’analisi del passato di Torre necessaria alla comprensione del presente, ma è solo un punto di partenza. Bisogna ritrovare la spinta per una “via torrese” allo sviluppo, che passi per la riscoperta delle ricchezze del territorio e della sua gente. In questo senso l’incontro al Circolo Professionisti e Artsiti è, nelle parole di Salvatore Prisco, “un’operazione di cultura militante”, per richiamare l’attenzione su certi temi che non possono né devono essere lasciati solo in mano alla politica e alle istituzioni, ma coinvolgere la società nel suo complesso. La ricerca di risposte concrete comincia dal porsi le giuste domande. L’eco delle “sirene spente” è partita. FORTUNA BALZANO