A cura della Redazione

In gergo sono chiamate “cheap white” le sigarette prodotte in alcuni Paesi dell’Est e del Medio Oriente, spesso confezionate in pacchetti molto simili alle marche più conosciute e destinate alla vendita al dettaglio in Europa. Altamente pericolose per la salute pubblica, contengono metalli pesanti e non rispondono agli standard di sicurezza comunitari. 

Il mercato clandestino di questa tipologia di “bionde” di contrabbando è in forte espansione. Il tempo dei banchetti agli angoli delle strade appare solo un lontano ricordo, mentre oggi funziona la vendita a domicilio, la distribuzione “porta a porta” o lo spaccio in qualche retrobottega.

I signori del tabacco utilizzano tir e furgoni, adattando i veicoli con speciali intercapedini per nascondere i carichi oppure occultando le sigarette in imballaggi e coperture tra le merci trasportate legalmente e dichiarate alla dogana. Questo è il quadro che emerge dall’indagine denominata “Fumo dell'Est”, condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise su delega della D.D.A. di Napoli, grazie alla quale è stato sferrato un colpo durissimo alla distribuzione ed alla vendita illegale di TLE (tabacchi lavorati esteri) in provincia di Caserta e Napoli.

I finanzieri hanno disarticolato, individuando trafficanti e distributori all’ingrosso, un’organizzazione internazionale specializzata nel trasporto dall’estero al territorio nazionale di ingenti quantitativi di tabacchi. L’obiettivo è stato quello di tagliare i rifornimenti al “mercato nero”, impedendo la successiva vendita al dettaglio. 

Le persone coinvolte nelle indagini sono 87 tra italiani e stranieri per un giro d’affari di milioni e milioni di euro. Durante le operazioni sono scattate le manette per sedici soggetti colti in flagranza di reato, mentre sono finite sotto sequestro 15 tonnellate di "bionde" e sei automezzi, opportunamente modificati per il trasporto illecito delle stecche. 

Le investigazioni, condotte dai finanzieri attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali e tracciamenti GPS, hanno permesso di ricostruire le rotte commerciali seguite dalle sigarette che dall’Ucraina, dalla Polonia, dell’Ungheria e dalla Moldavia giungevano in Italia, per poi essere affidate ai “minutanti”. 

Allo scopo di nasconderle ai controlli, il trasporto delle “bionde” avveniva in doppi fondi, ovvero all’intero di scaldabagni elettronici svuotati dei loro componenti interni per poi essere nuovamente riempiti con migliaia di pacchetti privi del sigillo di Stato.

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