A cura della Redazione
Smantellata una centrale dello spaccio di sostanze stupefacenti a Torre Annunziata. Il Gruppo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata, sotto la guida del tenente colonnello Carmine Virno, del capitano Luigi Starace, e del tenente Salvatore Leone, coadiuvato dal Comando Provinciale di Napoli, ha eseguito ventisette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone, tutte di Torre Annunziata, ritenute vicine al clan Gionta, accusate di aver allestito nella città oplontina una vero e proprio mercato della droga. L’operazione, denominata “Biancaneve”, scaturisce da un’indagine della Procura della Repubblica di Torre Annunziata e della Procura dei Minori di Napoli, ed ha visto coinvolti oltre centosettanta uomini e donne delle Fiamme Gialle. A finire in manette pusher e “sentinelle” che agivano in tre diverse zone di spaccio, situate nella zona sud della città oplontina, in particolar modo il Quartiere Murattiano e il Parco Apega. Le indagini hanno appurato che era stato messo in piedi un meccanismo ben oleato fatto di «solidarietà» tra i malviventi e gli abitanti delle aree interessate dal blitz. Le “vedette” vigilavano costantemente sulle piazze di spaccio, segnalando tempestivamente i movimenti delle forze dell’ordine, potendo contare anche sull’appoggio di alcuni residenti. Il giro d’affari dell’organizzazione criminale si aggira sulle centinaia di migliaia di euro, frutto dello spaccio di sostanze quali crack, cocaina e marijuana che venivano vendute a centinaia di clienti provenienti dalle province di Napoli e Salerno. Addirittura, un padre ed una figlia di Poggiomarino si rifornivano a Torre Annunziata per poi rivendere la droga nella loro città. L’aspetto più inquietante di questa vicenda, è la presenza, tra i soggetti colpiti dai provvedimenti cautelari, di sei minorenni (di cui due ragazze) e dodici donne. Tra queste, vi erano anche donne incinte «che facevano leva proprio su tale condizione per cercare di eludere i controlli», recita la nota della Procura. Inoltre, molti degli arrestati non superano i 25 anni, a testimonianza che ormai il controllo delle attività criminali viene operato sempre più frequentemente da giovani spavaldi. Gli inquirenti hanno anche appurato l’esistenza di stretti vincoli di parentela tra i malviventi e di rapporti interpersonali familiari. Dalle indagini è emerso che gli abitanti dei quartieri in cui agiva l’organizzazione criminale vedevano nei pusher dei veri e propi “eroi”, persone capaci di guadagnare somme enormi di denaro con il minomo sforzo. Insomma, una mitizzazione della illegalità. «Ancora una volta - termina il comunicato della Procura - viene confermato l’assunto secondo cui nel territorio di Torre Annunziata il traffico di stupefacenti costituisce l’unica fonte di reddito di interi nuclei familiari che si sostentano e prosperano nell’illegalità, in assenza di qualsivoglia tessuto culturale e sociale che ponga al centro la tutela dei diritti e della persona».