A cura della Redazione
Nell’ambito della costante attività finalizzata a contrastare la coltivazione e commercializzazione di mitili e prodotti ittici in frode alle normative vigenti, sono intervenuti, in un´azione congiunta, gli uomini della Capitaneria di porto di Torre Annunziata e del Comando Guardia di Finanza di Torre Annunziata. L’operazione ha visto impegnati dall’alba circa 30 militari che, con l’ausilio del Nucleo Sommozzatori della Guardia Costiera di Napoli ed il supporto della motovedetta proveniente dalla Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, hanno ispezionato le acque notoriamente inquinate del porto di Torre Annunziata per accertare la presenza di coltivazioni abusive di mitili. Le operazioni sono iniziate dopo che i militari della Capitaneria e della Guardia di Finanza oplontina hanno predisposto un cordone di sicurezza all’esterno dell’area portuale per garantire il tranquillo svolgimento delle operazioni di recupero. Nello specchio acqueo antistante il molo di Ponente, sono stati rinvenuti e smantellati numerosi filari con trecce di cozze, vongole, fasolari, telline, ostriche e tartufi in cassette di plastica pronte per essere commercializzate in violazione di ogni normativa amministrativa ed igienico-sanitaria. L’operazione, coordinata dal Comandante della Capitaneria di Torre Annunziata Tenente di Vascello Massimo Lombardi e dal Comandante del Nucleo Operativo della Guardia di Finanza di Torre Annunziata, Capitano Marco Volpe, ha visto impegnati numerosi militari nel difficile compito di recuperare i pesanti filari di mitili e frutti di mare rimossi dai sommozzatori della Guardia Costiera. Il prodotto sequestrato è stato successivamente imbarcato sulla motovedetta della Guardia Costiera per l’affondamento in alto mare. L’azione messa in atto conclude un’attività di investigazione da parte degli uomini della Capitaneria che nelle settimane precedenti avevano individuato un considerevole quantitativo di filari immersi nelle acque inquinate del porto. I frutti di mare erano depositati in ceste di plastica mantenute a circa due metri di profondità con galleggianti semisommersi e grosse cime. I militari sono stati coadiuvati dai responsabili dell’ASL NA5. L’intera operazione si è conclusa alle 12.00 circa con il sequestro, a carico di ignoti, di circa 20 tonnellate di prodotto dell’illecita attività di molluschi-coltura insistente in acque inquinate, e quindi, potenziali vettori del virus dell’epatite per i consumatori finali. Tutto il materiale è stato distrutto su autorizzazione della Procura della Repubblica mediante affondamento, al largo del porto, dei frutti di mare ed il conferimento in discarica speciale del materiale plastico (circa 300 ceste) e delle cime (circa 110 kg).