A cura della Redazione
Il Comune di Torre è in dissesto finanziario. O no? “Il Comune di Torre Annunziata è in dissesto. La parola ‘rischio’ possiamo anche toglierla”. E’ questa la frase con cui l’assessore alle Finanze del comune oplontino inizia la sua intervista al quotidiano Metropolis per descrivere lo stato di salute delle casse comunali. Ed è per tale motivo che - secondo quanto dichiarato dall’assessore - l’Amministrazione comunale ha aumentato l’Ici al 6 per mille e confermato l’addizionale Irpef all’8 per mille. Le decisioni hanno generato qualche mal di pancia da parte di alcuni consiglieri comunali, pronti a presentare un emendamento che riduca le aliquote fissate nel bilancio di previsione. Ma la domanda ricorrente è: il Comune è in una fase di pre-dissesto o di dissesto finanziario vero e proprio? Lo abbiamo chiesto all’ex assessore alle Finanze dell’Ente di via Dante, dott. Antonio Gagliardi, esperto in materie economico-finanziarie. Ecco il suo commento: Il decreto legge del 18 gennaio 1993, n. 8, disciplina la procedura di dissesto finanziario di Comuni e Province. Innanzitutto va detto che un Ente Locale che dichiara dissesto è soggetto ad una serie di adempimenti che vanno a penalizzare ulteriormente i contribuenti. Come, ad esempio, l’aumento delle imposte, delle tasse e dei canoni patrimoniali nella misura massima consentita dalla legge; oppure l’eliminazione dei servizi non indispensabili  ed il contenimento degli altri livelli di spesa entro limiti di prudenza. Inoltre, è prevista la rideterminazione della pianta organica qualora sia numericamente superiore alle unità spettanti, sulla base del rapporto dipendenti/popolazione della fascia demografica di appartenenza, con l’eventuale messa in disponibilità del personale. Queste sono, in sintesi, le conseguenze di una dichiarazione di dissesto finanziario. In realtà gli Enti arrivano a dichiarare dissesto solo quando, a seguito delle azioni esecutive dei creditori, non è più possibile pagare gli stipendi al personale dipendente. Questo perché i provvedimenti da adottare in materia di personale e di tributi locali sono ritenuti troppo pesanti. Infatti, nel nostro caso, con la dichiarazione di dissesto, l’Ici aumenterebbe al 7 per mille; la tassa sui rifiuti verrebbe quasi raddoppiata, in quanto il gettito della Tarsu dovrebbe andare a coprire l’intero costo del servizio di smaltimento (attualmente copre il 53 per cento); l’addizionale Irpef comunale aumenterebbe all’11 per mille; ed infine decine di dipendenti potrebbero essere messi in mobilità. Ciò premesso, va detto però che la “sofferenza” finanziaria del nostro Comune (e non dissesto o pre-dissesto, come si sente in giro) è simile a quella di tantissimi altri Enti Locali, anche in seguito alla progressiva diminuzione dei trasferimenti correnti da parte dello Stato. Con una sostanziale differenza, però: la nostra è anche una città “povera”, con un reddito imponibile per contribuente che non supera i 12 mila euro annui. E questo dato si riflette anche sui conti del Comune. Infatti tra i proventi di un Ente Locale c’è la compartecipazione all’Irpef (trasferimento dello Stato) e l’addizionale Irpef (tributo comunale). Se il reddito complessivo imponibile di una comunità è basso (a Torre il reddito imponibile Irpef è pari complessivamente a poco più di 263 milioni di euro), saranno bassi anche gli introiti del Comune. Ma anche se il nostro Ente vive principalmente di trasferimenti erariali (25 milioni di euro), vi sono anche entrate proprie, tributarie ed extratributarie (12,3 milioni di euro). Oltre l’addizionale Irpef, tra le principali entrate vi sono l’imposta comunale sugli immobili (Ici); la tassa sui rifiuti solidi urbani (Tarsu) e la tassa sull’occupazione di spazi e aree pubbliche (Tosap). E’ soprattutto su Ici e Tarsu che, da qualche anno, l’amministrazione comunale ha concentrato la sua attenzione per il recupero dell’evasione. Dati alla mano, per quanto riguarda l’Ici, negli ultimi quattro anni il comune di Torre Annunziata ha incassato circa 3,8 milioni di euro di evasione. Resta una piccolissima percentuale evasa, il 3 per cento, molto meno di quella strutturale. Per quanto riguarda la tassa sui rifiuti, invece, solo successivamente è iniziata la lotta all’evasione. Prendendo a riferimento quattro mesi (gli ultimi tre dell’anno scorso e il primo di quest’anno) sono stati incassati 1 milione e 50 mila euro di evasione Tarsu. E oltre 5 mila avvisi di pagamento sono in attesa di essere spediti a potenziali evasori o elusori. Dal lato della spesa, sono da sottolineare gli sforzi di questa amministrazione tesi a ridurre le spese per i fitti passivi e quelle per le utenze. Infatti con l’apertura di due nuovi plessi scolastici, sono stati dismessi i locali che il Comune aveva in fitto in via Fusco, in piazza Matteotti, in via Avallone e quelli in località Rovigliano. Inoltre sono in itinere i trasferimenti dell’ufficio tecnico e di altri uffici comunali nella scuola elementare del rione Penniniello, oltre all’Ufficio Commercio e Patrimonio nell’ex ospedale. Fin qui le note positive. Quelle dolenti, per le quali nel corso di 12 anni non si è riuscito a cavare un ragno dal buco, sono rappresentate dalle mancate entrate relative ai fitti di 450 alloggi comunali. E’ risaputo, più della metà degli affittuari non versa regolarmente il canone di locazione (rapportato al reddito familiare), per cui il Comune vanta un credito di circa 2 milioni di euro. Le amministrazioni precedenti hanno tentato di mettere in mora gli inadempienti, anche attraverso incarichi esterni affidati ad avvocati, ma le procedure intraprese non sono mai arrivate a compimento. Ecco perché si dovrebbe accelerare la procedura della dismissione degli alloggi comunali, già attivata nel 2003 per ottanta di essi, ma finora non ancora concretizzata. ANTONIO GAGLIARDI Ex assessore alle Finanze comune di Torre Ann.ta