A cura della Redazione

Osanna - Pepe, uno ad uno. E’ il pareggio di un partita indecorosa che non si sarebbe dovuta giocare perché va a danno dell’immagine complessiva di una città-monumento quale Pompei che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, dovrebbe godere di dirigenze locali più adeguate nel fronteggiare situazioni d’emergenza, come si è rivelata la contestazione sindacale degli ultimi due giorni, contrassegnata da un mutevole cambiamento dell’ordine del giorno, originato più da mal di pancia istintivo che da un lucido ragionamento.

Per farla breve, dopo l’apertura regolare dei cancelli degli Scavi archeologici di ieri (23 luglio), ottenuta nonostante parte dei custodi fosse impegnata in un'assemblea del personale, poi in un secondo momento annullata a seguito dell’utilizzo del personale Ales (società in house Mibact), il soprintendente archeologico Osanna si è lasciato andare a dichiarazioni pubbliche trionfalistiche sull’apertura anticipata (rispetto alle previsioni e comunicati ufficiali) che non sono piaciute ai dirigenti sindacali locali, tra cui proprio Antonio Pepe, responsabile Cisl. La conseguenza è stata che la tregua annunciata (ma solo in sede ufficiosa) è stata revocata.

A sorpresa è stata tenuta un’assemblea qusta mattina (24 luglio) con partecipazione massiccia dei custodi all’adunanza di protesta.

Osanna è rimasto spiazzato, anche perché lontano dagli Scavi, ed è corso ai ripari con due ore di ritardo. Conseguenza: i numerosi turisti pervenuti presso il sito,  fiduciosi della visita regolare degli Scavi di Pompei, sono rimasti delusi e irritati sotto il sole bollente.

Le cose che si sono dette e le imprecazioni che sono volate ve le potete immaginare. Nella delicata conduzione delle trattative con i sindacati, Osanna (altre volte più attento) si è rivelato imprudente ed intempestivo. Ha preferito, dopo la vittoria di Pirro del giorno precedente, esaltare la sua “prodezza” nel fermare la chiusura senza dare il giusto peso alla disponibilità decisiva dei sindacati.

La conseguenza è stata una rabbiosa reazione del personale dei custodi nel giorno seguente (oggi) anche se, è proprio il caso di ricordarlo, si è trattato di tenere un'assemblea e non di partecipare ad uno sciopero. In altri termini, a ragione o a torto, permane l’anomalia sindacale locale di utilizzare una forma di democrazia partecipativa come fosse una clava. Non dimentichiamo, inoltre, che la reale ragione del contendere, al di là di tante fumose dichiarazioni, risiede nella carenza di personale, motivo per il quale il sindacato chiede i concorsi pubblici che darebbero possibilità di lavoro a tanti giovani del territorio mentre, al contrario, il Ministero suole aggirare regolarmente il problema con l’assunzione di personale Ales a tempo determinato.

Nel frattempo, arrivano anche le dichiarazioni del sindaco di Pompei, Nando Uliano. «L’atteggiamento assunto dalle organizzazioni sindacali a ridosso, tra l‘altro, di grandi eventi non fa assolutamente bene alla città di Pompei - ha dichiarato il primo cittadino -. Le chiusure, improvvise e immotivate, vanificano in un attimo l’azione intrapresa dalla Soprintendenza archeologica, dallo staff del Grande Progetto Pompei e dall’Amministrazione comunale che assieme e con fatica stanno lavorando perché Pompei venga percepita come un’unica, sinergica città. Di fronte a queste posizioni così nette, resto letteralmente esterrefatto e comprendo, oltre che condividere, la rabbia del ministro Franceschini. Riconosco che l’area archeologica presenti ancora diverse criticità, ma condanno senza mezzi termini la reazione delle forze sindacali. Auspico al più presto un incontro con il ministro Franceschini e il sovrintendente Massimo Osanna per affrontare con decisione tutte le problematiche legate all’area archeologica. Sono certo che una collaborazione continuativa e fattiva tra Comune, Sovrintendenza e Ministero - ha concluso Uliano - sia la sola e unica strada per risolvere alla radice le questioni ancora in sospeso e scongiurare ulteriori e inutili mortificazioni al Paese intero».