A cura della Redazione
Alla fine, dopo aver tanto ascoltato, il sindaco di Pompei Ferdinando Uliano ha parlato alle decine di concittadini convenuti nell’aula consiliare di Palazzo de Fusco, annunciando l’intervento politico congiunto suo e dei suoi colleghi sindaci dei 24 comuni della zona rossa, diretto presumibilmente al Ministero dell’Interno. Il clima elettorale e l’opportunismo proverbiale dei nostri politici di ogni colore potrebbe favorire l’ennesimo “miracolo” di sospendere, e magari programmare successivamente, con un criterio più equo, le demolizioni che oramai sembrano ineluttabili in quanto non più sottoposte al potere amministrativo (notoriamente più influenzabile) ma al potere giudiziario, che arriva con sentenze (è giusto farlo notare) di circa venti anni di ritardo, ma che sono ineluttabili ed indiscriminate. Un dato che compromette la limpidezza di decisioni prese in punta di diritto e nell’interesse generale di difesa della sicurezza ambientale. Infatti, le centinaia di interventi delle ruspe di ditte private assoldate con fondi rivenienti da mutui, a cui i Comuni sono stati obbligati all’accensione per legge, non risultano cadenzati con priorità logica, basata sulla natura dell’abusivismo e/o sulla gravità del reato commesso. A Pompei il primo abbattimento, secondo indiscrezioni, dovrebbe intervenire all’inizio della seconda decade di maggio. Il secondo dovrebbe seguire nel mese di giugno. Una giovane coppia di cittadini ha espresso, in un’evidente stato di tensione, le sue ragioni nel Consiglio comunale. La loro casa, seppur con lavori abusivi, è stata costruita aumentando il volume di una preesistente costruzione che era stata condonata. «Perché non ci è stato concesso di abbattere la casa in autotutela e non si salva dal rigore di legge la porzione della palazzina “sanata” precedentemente?». E’ la domanda che è stata posta durante la seduta, dove molti presenti hanno partecipato con commozione alla disperazione di famiglie che stanno per perdere il tetto. E’ arrivata, però, la risposta coerente e consapevole dall’assessora all’Urbanistica Santa Cascone: «I primi a sbagliare siamo stati noi». Ha detto in uno stato di evidente emotività, in cui ha dovuto segnalare gli errori consapevoli che tanti pompeiani hanno commesso allettati dalle sirene di speculatori e professionisti dell’abusivismo organizzato che, in un quadro di diffusa illegalità, ha fatto galleggiare evidenti casi di arricchimento illecito sul comprensibile bisogno di tetto di tante generazioni di giovani sposi. Dispiace dire che la seduta pubblica conseguente al Consiglio comunale è stata teatro per soggetti conosciuti o meno che non hanno perso occasione di farsi indebita pubblicità personale o di associazioni operanti a difesa degli abusivi ed altro. Uno scenario che ripresenta in forme nuove l’antico vizio di trarre vantaggio a danno dalle disgrazie altrui. Al contrario, sono risultate appassionate le arringhe di Attilio Malafronte (che il presidente del consiglio Robetti ha dovuto frenare più di una volta perché ha interrotto molti interventi), Gallo, Calabrese, Sorrentino, Padulosi e tanti altri sia tra i consiglieri della maggioranza che dell’opposizione. Alla fine, a chiarire lo stato delle cose, è stato molto efficace il direttore dell’UTC, Fiorenza. L’amministrazione comunale di Pompei, pur mantenendo il basso profilo, non si è disinteressata alla problematica. Fiorenza ha testimoniato che al contrario si è impegnata a cercare soluzioni possibili con consulenti rinomati, considerato che un’eventuale iniziativa di sospensione dei provvedimenti di abbattimento non rientra nei suoi poteri. Ha rivelato che una sua timida e limpida iniziativa di trasmissione delle ragioni presentata dalla parte in causa, è stata bacchettata con intransigenza dalla Corte D’Appello che non ammette intromissioni nei procedimenti esecutivi di questo genere. L’unico errore, forse, è stata (non è la prima volta) la mancanza di trasparenza, favorendo la demagogia di chi è pronto ad approfittarne appena se ne presenta l’occasione. Si doveva partire per tempo coinvolgendo tutte le forze in campo ma forse non è troppo tardi per tentare la carta decisiva che Uliano ha ventilato. MARIO CARDONE