A cura della Redazione
Discorsi, riflessioni e testimonianze di rilievo. Ragazzi vivaci delle scuole a Pompei interrompevano spesso con la loro vivacità le parole della saggezza dette da personaggi della giustizia, delle istituzioni e della società civile. In un solo caso c’è stato il silenzio assoluto. Solo un racconto ha tolto la parola a tutti, quello di Carmela Sermino, la donna che si è vista ammazzare il consorte trentenne, Giuseppe Veropalumbo, papà della bambina di tre mesi che teneva in braccio nella notte di Capodanno del lontano 2007. Accadde a Torre Annunziata. Chissà quanti dei ragazzi presenti alla manifestazione della legalità si sono immedesimati pensando “quel papà avrebbe potuto essere anche il mio”. Una bella manifestazione sulla legalità si è tenuta il 19 marzo nel teatro Di Costanzo-Mattiello di Pompei, nel giorno del 21esimo anniversario dell´omicidio di Don Peppe Diana a Casal di Principe. Non è stata episodica ma la conclusione di un ciclo di incontri promossi dall’Osservatorio Permanente della Legalità della città di Pompei (composto da rappresentanti delle Istituzioni e presieduto dall’ex procuratore Diego Marmo), con proiezioni nelle scuole medie Maiuri e Della Corte del film documentario “Storia criminale: camorra e bande criminali a Napoli”, nel liceo scientifico Pascal del film “La mafia uccide sempre d’estate” con relative discussioni con il presidente dell’Osservatorio Diego Marmo sul ruolo delle istituzioni, il diritto-dovere dei cittadini a determinarne gli orientamenti e a non lasciare che le nuove generazioni siano contagiate da mali letali quali la corruzione e la criminalità organizzata. Dopo i saluti dell’Arcivescovo Tommaso Caputo e del sindaco Nando Uliano, è stato proiettato un documentario su Don Giuseppe Diana, il sacerdote che con la sua tragica morte (di cui ricorre il ventunesimo anniversario) è diventato il simbolo della resistenza alla criminalità organizzata ed un riferimento positivo per i giovani. La sua figura è stata ricordata dall’ex procuratore di Napoli Giandomenico Lepore. E’ seguita la testimonianza di Carmela Sermino, la vedova dell’operaio Giuseppe Veropalumbo, 30enne di Torre Annunziata ucciso da un proiettile vagante la notte del 31 dicembre 2007. Gli assassini non sono ancora stati trovati e lei vive sola con la piccola Ludovica. Quella di Carmela è una delle tante storie delle vittime di tutte le mafie. Storie dolorose di donne e uomini che, improvvisamente, si sono trovati a fare i conti con la realtà criminale. Giuseppe era uno dei tanti capofamiglia che insieme ai suoi festeggiava l’arrivo del nuovo anno. Era seduto sul suo divano, all’ultimo piano di un palazzo di Torre Annunziata, quando qualcuno ha fatto finire in giovane età la sua esistenza. Da quella notte sono trascorsi otto anni e ancora non si conosce il responsabile. Nessun colpevole, l’unica cosa certa è che quella pallottola ha lasciato sole Carmela e sua figlia Ludovica, che oggi frequenta le elementari. Madre e figlia però non sono sole perché Carmela ha conosciuto la solidarietà di Libera, la rete sociale che si mette a disposizione degli altri e lotta per cambiare le cose. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2