A cura della Redazione
Per via Ripuaria, come per gli Scavi archeologici di Pompei, l’errore è sempre quello di preferire le grandi opere alla manutenzione ordinaria, anche se l’Ente competente non è lo stesso (la Regione Campania per la strada sulla riva sinistra del fiume Sarno, La Soprintendenza per gli Scavi). Questa è la conclusione a cui è arrivata l’associazione “Altra Italia Ambiente” che vede due esperti (Fedeirco per gli Scavi e D’Amato per il fiume Sarno) ai suoi vertici. La vicenda della via Ripuaria che parte da Scafati, attraversa il territorio di Pompei da est a ovest, per poi continuare fino alla foce del fiume dopo il ponte sulla autostrada, tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia, è emblematica. Si prevede una spesa di centinaia di milioni di euro per raddoppiare il corso fluviale del Sarno, potenziando il canale Bottaro, invece di mettere in campo manutenzione sulle infrastrutture e le vie d´acqua. In questo modo si innescano processi di spesa smisurati ed insostenibili. La via Ripuaria, il lungofiume realizzato a metà Ottocento dai Borbone rettificando il corso sinuoso del Sarno, sta letteralmente sfaldandosi a causa delle piene del corso d´acqua, che di suo ha aumentato la velocità per la eliminazione dei "freni" a monte, ed erode le sponde. Lo scenario degli scavi di Pompei è praticamente lo stesso. Ogni giorno collassa un muro, un affresco, una decorazione. Nello stesso tempo si stanno prevedendo, progettando ed eseguendo opere per svariate decine di milioni di euro. «Intanto c´è chi si lecca i baffi per la spesa prevista sia per il Grande Progetto Pompei sia il Grande Progetto Sarno». E’ questa la conclusione dell’architetto Federico Federico Libero Italico, che commenta che in questi casi (le grandi opere) molto spesso c’é spreco di denaro pubblico e potrebbero riscontrarsi anche illegalità negli appalti. «Con la scusa dell’emergenza, in entrambi i casi (via Ripuaria e Scavi di Pompei, ndr) si attuano procedimenti straordinari in barba ai vari Osservatori sulla Legalità. Il Convegno promosso da L’Altra Italia Ambiente a Pompei il 27 ottobre scorso, si è soffermato anche sulla problematica della via Ripuaria proponendo soluzioni nel solco della sua attività più che ventennale. Esse prevedevano - prosegue l´architetto - il dirottamento di almeno una parte dei pali previsti per il Bottaro per un potenziamento/risanamento generale e continuo della via Ripuaria da Scafati alla Foce del Sarno. Prevede, inoltre, il dragaggio successivo del fiume. In questo modo si sarebbe ottenuto con modesta spesa lo stesso risultato che si preferisce conseguire massacrando il territorio e distruggendo il seicentesco Canale Bottaro». La scelta, secondo Federico e compagni, è motivata dalla volontà di metter in moto flussi di denaro in "andata" e "ritorno". Il Convegno, cui hanno partecipato strutture universitarie specializzate ad alto livello, ha analizzato i problemi sorti per il Bottaro, lo Stagnone, il Ponte e le chiuse di Scafati, il porto Antico di Pompei, il rilancio delle via d´acqua per le visite al patrimonio archeologico vesuviano, la risalita delle anguille, i castori del Sarno, il sito di Longola e le realtà urbane fluviali del nostro territorio fino a Sarno. «Sono questi i veri tesori del territorio. E’ economia vera, altro che le chiacchiere». Conclude Federico. L´Altra Italia Ambiente è una Associazione legittimamente portatrice di interessi collettivi e non esclude nel primo e nel secondo caso (via Ripuaria e Scavi) ipotesi di class action per danni che potranno ricadere sulla collettività pompeiana. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2