A cura della Redazione
Martedì 2 dicembre, la Parrocchia “San Nicola di Bari” di Giugliano in Campania, in provincia di Napoli, riceverà la Missione Mariana del Rosario di Pompei. L’Icona della Madonna Pellegrina sarà accolta dal parroco, don Raffaele Grimaldi, dai fedeli e dai bambini che frequentano il catechismo. La Sacra Effige raggiungerà, poi, in processione, la parrocchia, dove, mons. Angelo Parisi, vicario della forania di Giugliano, presiederà la celebrazione eucaristica. Alle 20.30, ci sarà la veglia mariana. Il giorno successivo, dopo la celebrazione eucaristica per i carcerati, il Quadro della Vergine partirà alla volta del Centro Penitenziario di Napoli, nel quartiere Secondigliano, dove sosterà fino al 5 dicembre. La Missione Mariana, guidata da don Francesco Paolo Soprano, raggiungerà, dunque, il Penitenziario intorno alle 10.30 di mercoledì 3. Qui, l’équipe missionaria sarà accolta dal direttore della Casa Circondariale, Liberato Guerriero, dai cappellani, don Raffaele Grimaldi e don Michele Vinzi, e dagli agenti di Polizia Penitenziaria. L’auto cappella, con a bordo la sacra Effige, varcherà le soglie del carcere per permettere ai detenuti di incontrare e abbracciare la Madonna di Pompei. All’arrivo, il Quadro della Madonna Pellegrina sarà portato in processione attraverso i viali del Penitenziario, per poi raggiungere la Cappella, dove resterà fino al 5 dicembre. Qui, il cuore misericordioso della Vergine del Rosario accoglierà le preghiere e i pensieri dei tanti detenuti. Durante i tre giorni di Missione, verranno celebrate sante Messe e animati momenti di preghiera per i carcerati e per il personale in servizio. Venerdì 5, ultimo giorno di permanenza del Quadro, l’Arcivescovo Prelato di Pompei, mons. Tommaso Caputo, raggiungerà il Penitenziario per officiare, alle 10.30, la santa Messa che concluderà la Missione. La Missione al Penitenziario di Secondigliano si pone sulla scia del cammino del Beato Bartolo Longo, Fondatore di Pompei e del Santuario, che, in controtendenza alle teorie del tempo, secondo cui i figli dei criminali sono per istinto destinati a delinquere, costruì opere di accoglienza per i figli dei carcerati, credendo fermamente che educando questi ragazzi, avrebbe non solo aiutato loro, ma anche le famiglie alle quali i figli, a loro volta, avrebbero ridonato speranza e trasmesso i valori positivi appresi. MARIDA D´AMORA