A cura della Redazione
Il direttore generale del Grande Progetto Pompei ha denunciato lati oscuri degli appalti fino ad ora svolti per circa 25 milioni di euro per i lavori di restauro nel parco archeologico di Pompei. Mercoledì prossimo Nistri darà una spiegazione esaustiva sui resoconti che ha già portato alla prefettura su ribassi anomali nelle gare, giri stetti e collegamenti tra le ditte vincitrici di appalti mentre per gli appalti più grossi spunta, nella composizione societaria, qualche nominativo già “pregiudicato” in iniziative di restauro precedenti dello stesso tenore (Teatro Grande di Pompei). Sabato scorso nel corso di una conferenza tenuta presso l’Auditorium della Soprintendenza archeologica di Pompei, Ercolano e Stabia, il direttore generale del Centro Internazionale Studio della Conservazione dei Beni Culturali, Stefano De Caro, ha fatto presente l’importanza fondamentale e strategica della manutenzione ordinaria nella gestione economica della conservazione di Pompei, che, come tutti sanno, si è lentamente fermata, fino al venir meno del tutto, man mano che sono andati in pensione gli artigiani dei vari settori (muratori, falegnami, giardinieri, stuccatori ecc) in organico alla Soprintendenza, senza essere rimpiazzati con nuove assunzioni. Ora la domanda che nasce spontanea è se queste diverse situazioni (infiltrazione della malavita negli appalti e mancanza di operai per il restauro ordinario) hanno un collegamento logico o causale tra loro Vale a dire se è possibile ipotizzare che la manutenzione ordinaria sia stata fermata anche per dare più impulso a quella straordinaria che, come probabilmente spiegherà mercoledì Nistri in senato mette in campo imprenditori non trasparenti nel loro comportamento. MARIO CARDONE Twitter: @mariocardone2