A cura della Redazione
Il decreto ingiuntivo per un 1 milione e 255 mila euro, oltre eventuali interessi di mora, competenze giudiziarie ed oneri professionali, emesso lunedì 13 ottobre dal giudice civile del Tribunale di Torre Annunziata, Maria Rosaria Barbato, a carico del Comune di Pompei, su ricorso della società SapNa (Sistema Ambiente Provincia di Napoli) Spa dell’amministratore unico Enrico Angelone, può essere considerato dall’opinione pubblica come un segnale negativo di solidità finanziaria dell’Ente mariano, considerato che al ricorso presentato dall’avvocato Amedeo Acri è allegato un ampio dossier di prove documentali sulla certezza, congruità, esigibilità e liquidità del credito vantato. Ne consegue che il magistrato oplontino ha concesso al Comune di Pompei quaranta giorni per opporsi al decreto. Nel caso contrario scatterà l’esecuzione forzata se non si sarà provveduto al pagamento. Vale a dire che sarà disposto il blocco giudiziario (pignoramento) della liquidità di cassa esistente fino alla concorrenza della cifra necessaria per saldare il credito SapNa. La società ricorrente per incarico della Provincia di Napoli gestisce le discariche e il relativo servizio di smaltimento rifiuti. Ne consegue che l’onere della predetta operazione ambientale è ripartito tra i Comuni che devono provvedere sulla base di un parametro concordato (per il 2013 pari a 149,64 euro per tonnellata). Su tale base sono state presentate (sempre per il 2013) tre fatture al Comune di Pompei, con gli importi derivanti da una semplice moltiplicazione in base alle tonnellate di rifiuti conferiti di volta in volta, il cui totale corrisponde alla cifra vantata dalla SapNa, che in primis ha tentato di esigere il credito per i canali ordinari, successivamente, motivando l’urgenza, il rischio d’incasso ed il danno incombente, ha presentato istanza alla magistratura oplontina per l’emissione di decreto ingiuntivo, preliminare all’incasso forzoso. Puntuali argomentazioni contenute nell’istanza del professionista che cura gli interessi della società di smaltimento rifiuti su base provinciale, spiegano abbondantemente la ragione e il titolo della richiesta di pagamento, paventando (l’argomento che più preoccupa l’opinione pubblica) il rischio d’insolvenza dell’Ente che potrebbe rivelarsi letale per la società che Acri rappresentata. Nell’istanza si è arrivato a prefigurare la possibilità di “disastro ambientale”. Il ragionamento a sostegno del ricorso giudiziario si fonda su pochi presupposti oggettivi. Il costo dello smaltimento è stato regolarmente inserito dall’Amministrazione comunale di Pompei nel documento di bilancio 2013. Successivamente vi è stato fatto fronte con la tassa rifiuti (prima Tarsu, poi Tares adesso Tari). Che fine hanno fatto quei soldi incassati? Perché non sono stati utilizzati per pagare le fattura alla SapNa su tariffe concordate e quantità di rifiuti conferite in discariche certificate? “Imponenti sono i debiti dell’Ente resistente per le anticipazioni di tesoreria mentre innumerevoli le richieste di pagamento che possono sfociare nella richiesta di fallimento dell’istante”. E’ riportato testualmente nell’istanza presentata al giudice oplontino, adombrando problemi di liquidità nonostante precisi impegni sottoscritti riguardo al conferimento dei rifiuti per i quali sarebbero già state riscosse le relative tasse (a copertura del servizio complessivo) dai contribuenti locali. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2