A cura della Redazione
“Il commissario prefettizio non ci vuole ricevere”. Gridano una decina di donne che manifestano, per il secondo giorno, fuori al Comune di Pompei. Sono i dipendenti della casa di Riposo “Carmine Borrelli”, che in questi giorni passa dalla gestione comunale a quella privata con tutte le incertezze ed i disagi che essa comporta, in termini di diritti delle lavoratrici, di salario e di sicurezza del posto di lavoro. Nello specifico, le manifestanti lamentano arretrati negli emolumenti e la minaccia da parte del datore di lavoro di passare dal tempo indeterminato a contratti a tre mesi. Disagi ed incertezze aumentano, per le lavoratrici ma anche per i poveri degenti della Casa di riposo ma loro non hanno con chi prendersela. Dagli attuali sei-settecento euro mensili, le rette per gli anziani raddoppieranno a partire dai mesi prossimi, arrivando all’importo di circa milletrecento euro. Gli utenti della Casa di Riposo di Pompei sono, nella maggior parte di loro, pensionati a basso reddito. L’iniziativa della privatizzazione dell’ospizio comunale è stata contrastata dentro e fuori il consiglio comunale da gran parte della società civile ma, a quanto pare, la spending review non ha offerto valide alternative all’esecutivo. Va in ogni caso precisato che l’opera per anziani nullatenenti di Pompei nasce da un lascito ereditario vincolato a tale missione che è stato sempre mal gestito. Non è una novità che il pubblico brucia ricchezza della comunità nell’indifferenza generale. La popolazione se ne rende conto solo quando si arriva al fondo del barile, mentre avrebbe potuto scegliere prima amministratori competenti. Nello specifico l’iniziativa della privatizzazione è stata adottata per fronteggiare una gestione pubblica insostenibile a cui si sommano debiti accumulati per 400 mila euro che non hanno copertura di bilancio. In futuro il pagamento delle rette da parte degli anziani indigenti competerà (in tutto o in parte) ai servizi sociali del Comune. Tanto era già in programma dell’amministrazione D’Alessio. La commissione prefettizia sta proseguendo su quello stesso tracciato per rassicurare la cooperativa di Aversa che ha assunto l’appalto, ed ora sta subentrando nella gestione della Casa, preoccupata di salvaguardare i suoi interessi che oltre ai costi del personale (sono in arretrato di un paio di mensilità e non hanno pagato le tredicesime) comprendono anche i costi dei lavori edili di ristrutturazione esterna della palazzina di via Lepanto, sede della Casa di riposo, mentre dovrebbero essere ancora assunti, a regime, altri quattro addetti all’assistenza degli anziani. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2