A cura della Redazione
«Credo nelle istituzioni che rispetto profondamente». Ha dichiarato Maria Padulosi nell’annuncio di candidarsi a sindaco di Pompei, «spinta dai non pochi incoraggiamenti e dal sostegno di tutte le componenti della società civile». Un’affermazione che le fa indubbiamente onore anche se è chiaro a tutti che, per governare una città, alle istituzioni non basta solo crederci e rispettarle, ma bisogna avere i numeri per farle funzionare al servizio del cittadini-contribuenti. La dichiarazione ufficiale della Padulosi arriva seconda dopo quella di Uliano. Nasce in un contesto politico generale deprimente, che potrebbe indurre almeno una parte del corpo elettorale a disertare le urna. Lo stato delle trattative per formare le coalizioni è, purtroppo, ridotto ad un mercato delle capre in cui mancano punti di orientamento, perché i programmi elettorali arrivano in un secondo momento, dopo la formulazione degli schieramenti. Purtroppo prevale, in molti, l’ambizione e la sete di governo della città che non conosce limiti né decenza nell’approssimarsi della campagna elettorale amministrativa del centro vesuviano, rinomato nel mondo grazie al suo parco archeologico ed al Santuario di fede mariana. Prevale, per Pompei, l’esatto opposto delle Olimpiadi: partecipare alla campagna elettorale ha senso solo per “vincere” un posto nella maggioranza del Consiglio comunale. A questo punto l’elettore che ragiona con la sua testa si chiede a che sono servite le recenti battaglie politiche e le profonde contrapposizioni in assise comunale e sulla stampa locale, dove alcuni amministratori sono stati definiti “affaristi” dalla minoranza e dalla piazza, mentre i medesimi hanno ricambiato gli avversari con egual moneta, definendoli “incapaci”. Alla fine il profilo dei rapporti tra “antagonisti” è sotto gli occhi di tutti. Si negoziano alleanze a tavoli politici dove vale l’unica discriminante del “tesoretto” di consensi, accumulato su base clientelare. In una città come Pompei, dove prevale il ceto moderato, nessuno avrebbe previsto una “rivoluzione” alle amministrative ormai imminenti. La gente non spera neanche nella rottamazione totale. Sorprende però il clima e la sostanza della politica locale dove, salvo rare eccezioni, l’avversario di ieri è visto come il potenziale alleato di domani. Una così radicata mancanza di civiltà non merita l’avallo né tantomeno il consenso da parte dell´elettorato. Che senso ha assistere ad una “corrida” senza regole né morale, se non assume alcun valore la speranza popolare di migliorare? E’ evidente, dato le condizioni a cui siamo arrivati, che insorga un sussulto nella coscienza civile della parte sana dei pompeiani per dire basta a questo stato di cose, e per voltare registro definitivamente. MARIO CARDONE twitter: @mariocardone2